Caso OPL 245, un tribunale inglese dà torto all’ENI

Il palazzo dell'ENI a Roma

La Southwark Crown Court di Londra oggi ha respinto la richiesta da parte dell’ex ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete di sbloccare di 84 milioni di dollari legati al presunto affare corrotto per l’aggiudicazione del giacimento OPL 245. La somma era stata “congelata” su richiesta della Procura di Milano. La corte ha ascoltato delle intercettazioni telefoniche dalle quali si desume che anche l’ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan era direttamente coinvolto nella vicenda.

Le prove fornite dalle autorità giudiziarie statunitensi “mostrano che pagamenti per un totale di 523 milioni di dollari, tramite percorsi molto tortuosi, sono giunti a Abubakar Aliyu, alias ‘Mr corruzione’” […] “le società di Aliyu sarebbero collegate al presidente Jonathan”. L’accordo è stato descritto dal pubblico ministero londinese, che agiva in accordo con la Procura di Milano, come un grosso caso di corruzione.

Nelle ultime settimane l’agenzia anti-corruzione nigeriana (EFCC) ha ascoltato Abubakar Aliyu in relazione al caso OPL 245, mentre all’inizio di quest’anno aveva già sentito Dan Etete. L’affare OPL 245 è attualmente oggetto di un’inchiesta da parte della Procura di Milano, della National Crime Agency del Regno Unito e dell’EFCC nigeriana, così come, in base alle prove presentate alla Corte di Southwark, è evidente il coinvolgimento delle autorità statunitensi nel tracciare i proventi della transazione.

Le persone indagate in Italia comprendono Paolo Scaroni e Claudio Descalzi, precedente e attuale ad di Eni, nonché il responsabile del Development, Operations & Technology Roberto Casula e l’ex dirigente Vincenzo Armanna. Sotto indagine anche Dan Etete e gli intermediari Emeka Obi, Gianluca Di Nardo e Luigi Bisignani. Shell ed Eni hanno negato qualsiasi addebito in merito all’affare.

Il blocco OPL 245 fu acquistato da Eni e Shell nel 2011 per un importo di 1,1 miliardi di dollari. L’esecutivo guidato da Goodluck Jonathan agì in qualità di intermediario, con il fine di trasferire il denaro alla società di Dan Etete Malabu e il blocco a Eni e Shell. L’accordo ha privato il popolo nigeriano di una somma equivalente all’80% del bilancio per la sanità del 2015.

Antonio Tricarico di Re: Common ha dichiarato: “E’ un fatto inoppugnabile – e non una “fiction” – che 84 milioni di dollari pagati da ENI al governo nigeriano per il beneficio ultimo della Malabu di Dan Etete rimangono sequestrati dagli inquirenti a Londra. E’ venuto il momento che ENI e Shell se ne facciano una ragione e rivelino a chi altro erano destinati in ultima istanza questi fondi”.

“Alla luce di queste affermazioni in un tribunale del Regno Unito bisogna fare chiarezza sul ruolo degli alti funzionari nigeriani coinvolti in questo affare, tra cui Goodluck Jonathan”, ha detto Dotun Oloko, attivista anti-corruzione nigeriano.

“Considerato il lavoro svolto dall’EFCC sotto la nuova presidenza e la richiesta nel 2014 da parte del Camera dei Rappresentanti nigeriana di annullare l’operazione, gli investitori di Shell ed Eni dovrebbero chiedere conto del motivo per cui sono stati esposti a tale rischio”, ha affermato Simon Taylor, direttore di Global Witness.

Shell ed Eni hanno investito almeno 1,8 miliardi di dollari per l’acquisto e lo sviluppo del blocco. Si calcola che il giacimento possa arrivare a fornire 9,23 miliardi di barili di petrolio. Se provato, ciò rappresenterebbe l’equivalente di un terzo delle riserve accertate di Shell, e due terzi di Eni.
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A questo link la replica di Eni

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