Coral North FLNG potrebbe essere un nuovo mega-progetto per l’estrazione e la liquefazione di gas al largo delle coste mozambicane. Capofila è ENI, alla guida anche di Coral South FLNG, piattaforma già attiva e di fatto “gemella” di Coral North.
Come spesso accade per questi grandi progetti, non c’è un’unica multinazionale coinvolta. Insieme a ENI, infatti c’è anche l’azienda fossile di stato coreana KOGAS, che oggi è stata denunciata dall’Ong locale SFOC proprio per i possibili impatti di Coral North FLNG.
Alla base della denuncia dell’organizzazione di Seul ci sono due forti motivazioni. In primis, la domanda di gas è in calo in tutto il mondo e KOGAS registra già scarsi ritorni sugli investimenti per i suoi progetti attivi all’estero. Il rifiuto della società di rivelare lo studio di redditività del nuovo progetto viola i diritti degli azionisti – la SFOC ha già fatto causa a KOGAS per questo nel 2024. “Un finanziatore pubblico che si lasci coinvolgere in un simile rischio senza un’adeguata due diligence sarebbe irresponsabile”, si legge nel comunicato lanciato oggi da SFOC.
Ma c’è un altro punto di fondamentale importanza: si stima che Coral North, nel corso del suo ciclo di vita, emetterà 489 milioni di tonnellate di CO₂, oltre due terzi delle emissioni annuali della Corea del Sud e pari alle emissioni dell’Italia nel 2023. Il finanziamento di questo progetto porterebbe la Corea del Sud ad allontanarsi ulteriormente dal raggiungimento dei suoi obiettivi climatici, violando così il diritto delle generazioni future a un ambiente sano.
L’economia della Corea del Sud è profondamente intrecciata con i combustibili fossili. È il secondo più grande finanziatore pubblico di combustibili fossili all’estero e il più grande costruttore al mondo di navi metaniere, atte a facilitare consentono il commercio globale di gas. Nonostante ciò, la Corea del Sud ha recentemente cancellato o ritardato progetti di GNL su larga scala a causa del calo della domanda interna e dell’aumento dei costi di costruzione.
Nel 2024, in Corea del Sud una storica sentenza ha stabilito che è in capo allo Stato la responsabilità di proteggere i suoi cittadini dagli effetti nefasti del cambiamento climatico.
Lo sviluppo del gas in Mozambico è già sotto esame a livello internazionale. La francese TotalEnergies ha sospeso a tempo indeterminato il proprio progetto Mozambique LNG nel 2021 ed è stata oggetto di un’inchiesta giornalistica pubblicata nell’ottobre del 2024 su Politico dagli effetti dirompenti. Nell’inchiesta condotta dal giornalista indipendente Alex Perry si adombrava la possibilità che la multinazionale transalpina fosse stata a conoscenza delle atrocità commesse dai militari mozambicani in occasione del cosiddetto “massacro dei container” dell’estate del 2021, che potrebbero configurarsi come crimini di guerra.
Dal 2017, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, si sono registrate oltre 4mila morti e circa un milione di sfollati a causa di una violenta insurrezione armata, alimentata anche dalla presenza delle multinazionali energetiche.