Aggiornato al 07/07/2022
La visita del presidente del Consiglio Mario Draghi in Israele a giugno è servita sì per discutere del conflitto in Ucraina e della (lontanissima) pace fra lo stato ebraico e il popolo palestinese, ma ha avuto senza dubbio tra i temi centrali il gas.
Combustibile fossile “di transizione” o supposta tale che l’Italia ha sempre amato, già quando, prima dell’avvento del super Mario nazionale, era stato approvato il Piano nazionale Energia e Clima fino al 2040. Un piano “pieno di gas”. Allora non deve stupire che il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, appena insediato, avesse concesso altri quattro anni di tempo in più per la realizzazione del gasdotto Poseidon. Ovvero il tratto italiano – dovrebbe vedere la luce in Puglia – del mega-progetto Eastmed. Un serpentone di 1.900 chilometri che porterebbe le ingenti riserve israeliane del giacimento Leviathan e quelle riserve cipriote proprio in Italia passando per Cipro e Creta.
Un’opera dalla difficile realizzazione tecnica, a detta di numerosi esperti, a causa dei dislivelli delle superfici marine del Mediterraneo orientale. Inoltre sia il gasdotto, sia le estrazioni in acque profonde legheranno per oltre vent’anni il mondo al gas fossile, infischiandosene della necessità di ridurre i cambiamenti climatici. È poi doverosa una riflessione: proprio quando stiamo assistendo a un terribile disastro bellico e umanitario come quello in Ucraina, i nostri governanti pianificano uno scenario potenzialmente a tinte molto fosche: il gas che dovrebbe passare per Eastmed ha infatti già acuito le tensioni, sempre latenti, tra Grecia, Cipro e Turchia.
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Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, il delicato rapporto fra Israele e Ankara, l’occupazione e la repressione nei confronti del popolo palestinese e le possibili nuove frizioni tra Egitto e Israele. A Draghi tutte queste criticità sembrano interessare poco. L’importante è assicurarsi più gas possibile. A qualunque costo.
Il ricatto è forte, occorre avere più gas possibile se no non avremo riscaldamenti o condizionatori, poco importa se il gasdotto Eastmed non ha un progetto esecutivo e se non sarà pronto prima del 2030, con una prima stima dei costo di 6 miliardi di euro. Il progetto non ha ancora raggiunto l’investment decision, la Commissione europea ha solamente finanziato uno studio di fattibilità con 36,5 milioni di euro. E siccome Eastmed non basta, ci dovremo pure legare al costoso gas liquefatto a stelle e strisce e dovremo raddoppiare la capacità del Tap, anche il gasdotto ci porta il gas dal non proprio democratico Azerbaigian e tale ampliamento sarà possibile solo nel 2026. La difesa dei diritti umani, che ci spinge a rifiutare il gas russo, ci porta però ad avallare regimi come quello egiziano, algerino, azero. E ci porta a rafforzare stati che violano i diritti umani quali Israele e Turchia.
La vera questione è che Super Mario, come molti altri premier occidentali, sta girando il Mediterraneo e tutte le altre coste da cui possa partire del gas liquido non per diversificare le provenienze del gas, ma per continuare a spingere un’agenda estrattivista nemica della giustizia climatica. Il contesto attuale di emergenza è la scusa perfetta per riporre in soffitta la giusta transizione energetica. Pazienza che in teoria per occuparsene fosse stato creato un ministero ad hoc.