EastMed, una bomba a orologeria nel Mediterraneo orientale

Se ne parla da anni, ma chissà se l’ennesimo gasdotto europeo vedrà mai la luce. Si chiama Eastmed, partirebbe da Cipro e, come con il TAP, prevede un segmento finale destinato ad approdare in Italia. Sempre in Puglia, ma questa volta nella perla di Otranto. Lo scorso dicembre Consiglio e Parlamento europeo hanno confermato la presenza di Eastmed nel regolamento TEN-E, che segnala i progetti strategici da finanziare per il settore energetico. Insomma, nonostante le promesse di uno stop ai nuovi progetti fossili, dei gasdotti (nel TEN-E c’è anche il Melita, che collegherebbe Gela in Sicilia a Malta) non si vuole proprio fare a meno.

Per il momento l’opera rimane sulla carta, e il recentissimo scetticismo degli Usa – che hanno scaricato l’opera – di certo non aiuta la causa dei sostenitori del gas. Però le esplorazioni in mare aperto, dove sono stati individuati ricchi giacimenti di gas, continuano. Con tutto quello che ciò comporta in un angolo di mondo dove gli equilibri geopolitici sono a dir poco precari.

Spesso associamo Cipro alla Grecia per le sue bellezze naturali da cartolina. Troppo spesso ci dimentichiamo della sua storia recente così travagliata e della sua posizione strategica in un’area molto calda: il Mediterraneo orientale, incastonata in mezzo al mare tra Egitto, Israele, Grecia e soprattutto Turchia.

Esiste una frattura apparentemente insanabile tra Turchia e Cipro che è plasticamente rappresentata dalla divisione dell’isola i due entità distinte tra loro dal 1974. L’anno del tentativo di enosis, di unificazione con la Grecia attraverso un colpo di stato degli estremisti di destra filo-ellenici in combutta con la giunta ateniese dei Colonnelli, a cui il governo turco rispose con l’invasione militare del nord del Paese. Da allora Cipro e la sua capitale Nicosia sono divise: la parte greca è entrata nell’Unione europea nel maggio del 2004, ma nel frattempo è diventato il paradiso fiscale d’elezione dei russi, quella turca non è invece riconosciuta da nessun Paese, fatta eccezione ovviamente per Ankara. A far da camera di compensazione tra le due fazioni una buffer zone dove ancor oggi sono acquartierati alcune centinaia di caschi blu delle Nazioni Unite.

Le relazioni tra il governo cipriota e quello turco si sono ulteriormente deteriorate dopo una serie di prove di forza esercitate dal governo di Ankara fra il 2018 e il 2020. Ovvero quando a più riprese ha spedito imbarcazioni per l’esplorazione dei fondali, accompagnate da navi della marina turca, nelle acque dei giacimenti ciprioti. A essere interessate da queste operazioni, vista dall’Unione europea come una vera e propria provocazione, tanto da portare all’imposizione di sanzioni alla Turchia nel 2019, sono anche blocchi d’esplorazione dove è presente la più importante multinazionale italiana, l’Eni

Insieme a Nicosia, spaccata in due e divisa dai muri come la Berlino del secolo scorso, uno dei simboli di un Paese spaccato in due è la ghost town di Varosha, l’esteso quartiere turistico di Famagosta, uno dei centri nevralgici della Repubblica Turca di Cipro del Nord. Nei prossimi mesi capiremo se l’ennesimo gasdotto contribuirà a rendere ancora più instabile un contesto già molto problematico.

Resta aggiornato, iscriviti alla newsletter

Iscrivendoti alla newsletter riceverai aggiornamenti mensili sulle notizie, le attività e gli eventi dell’organizzazione.


    Vai alla pagina sulla privacy

    Sostieni le attività di ReCommon

    Aiutaci a dare voce alle nostre campagne di denuncia

    Sostienici