Al grido di “Agua sí, Bonafont no!” si è aperta la Carovana per l’acqua e per la vita, popoli uniti contro il furto capitalista. Siamo a Puebla, capitale dello stato messicano di Morelos, dove non solo è attiva la multinazionale franco-messicana, ma si sta sviluppando il Progetto Integrale Morelos. Un’opera che prevede la realizzazione di parchi industriali “serviti” da un gasdotto in capo all’azienda italiana Bonatti, la costruzione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato nella comunità di Huexca e le conseguenti deviazioni di corsi d’acqua sotterranei e non, fondamentali per “raffreddare” la centrale, servire i distretti produttivi e continuare il processo di estrazione e commercializzazione di Bonafont, sussidiaria della multinazionale francese Danone.
Lanciata nel corso dell’incontro nazionale contro i gasdotti, la carovana è improntata sulla difesa dell’acqua a seguito dello sgombero militare dell’occupazione delle strutture della Bonafont, avvenuto lo scorso febbraio. L’obiettivo è percorrere tutte le tappe della distruzione dei territori del sud del Messico causati dallo sfruttamento delle risorse idriche e dalla realizzazione delle tratte ferroviarie Tren Maya e Tren Transistmico, dal gasdotto Morelos e dal gasdotto Tula-Tuxpan (anch’esso commissionato a Bonatti) e infine dalle miniere a cielo aperto.
Il 27 marzo, presso la Laboratoria Ecofemminista Autogestita Berta Caceres, si è tenuto un incontro pubblico in solidarietà con la carovana. L’iniziativa è stata organizzata insieme alla rete Lapaz Roma e al Comitato romano per l’acqua pubblica, in collaborazione con Nodo Solidale e centro socio culturale Ararat.
Era importante, anche in Italia, sottolineare gli interessi delle multinazionali in quei territori martoriati da uno sviluppo che non tiene mai conto delle comunità originarie. Si è posto anche l’accento sul ruolo dell’italiana Bonatti e della sua capacità di gestire, di concerto con le forze dell’ordine, la sicurezza e la realizzazione di questi megaprogetti. Costruire un gasdotto di 171 chilometri alle pendici di un vulcano in attività, il Popocatépetl, su un terreno sabbioso e oggetto di smottamenti continui è stata un impresa incredibile, ma soprattutto incredibilmente pericolosa.
“È a rischio tutta la nostra vita e non vogliamo che si portino a termine questi progetti. In qualunque momento il vulcano potrebbe eruttare e a causa di questi progetti potremmo morire. Quindi non permetteremo né altri furti di terra né altra repressione” ci ha detto l’attivista Ana Paola Torres Barranco del Municipio di Juan C. Bonilla e della comunità di Santa Maria Zacatepec. Ana Paola ha fatto parte delle comunità che nel maggio del 2021 hanno occupato le strutture della Bonafont nel municipio di Juan C. Bonilla. “Nelle nostre comunità abbiamo dei pozzi artigianali che ci costruiamo direttamente vicino alle nostre case, così intercettiamo l’acqua per la nostra sussistenza. A un certo punto i nostri pozzi non avevamo più acqua e quindi ci siamo preoccupati molto, perché la mancanza d’acqua era legata alle attività della Bonafont. Per questo abbiamo occupato le loro strutture. Per fare ciò sono arrivate persone da tutte le comunità dell’area.”
Non resteremo in silenzio. Continueremo a denunciare finché non avremo ottenuto giustizia! Ma abbiamo bisogno del sostegno di tutte e tutti, per difendere la nostra libertà ed il pianeta.
La lotta di queste comunità non è solo contro l’insediamento della Bonafont. “Qui vicino si trova quello che chiamano il Progetto Integrale Morelos, un mega gasdotto che sono venuti a realizzare nel nostro territorio. Hanno sgomberato diversi terreni e non ci hanno più lasciato coltivarli con il nostro mais, i nostri fagioli, le nostre verdure, perché non si poteva più passare con i trattori, che noi utilizziamo per le attività agricole.”
Lo sgombero delle terre non è arrivato senza la consueta repressione operata, in questo caso, proprio dalla Guardia Nazionale messicana, nuovo organismo militare creato ad hoc dal presidente Andres Manuel Lopez Obrador all’inizio del suo mandato, per restituire al Messico pace e sicurezza. Obiettivo fallito, dato che dal suo insediamento a novembre del 2021 gli omicidi in Messico hanno raggiunto la cifra record di 105.804, tra i quali 151 giornalisti e attivisti, proprio in questo territorio ricordiamo ancora una volta il sacrificio dell’attivista Samir Flores Soberanes.
Ma la lotta continua, con ogni strumento possibile. “Ci sono stati alcuni ricorsi, l’ultimo ha avuto successo e dunque i lavori del gasdotto sono in pausa. A noi sembra ingiusto quindi stiamo provando a bloccare legalmente anche questo in modo che non continui questa perdita di terre a favore di queste imprese”.
Le comunità originarie continuano a lottare per difendere la vita mentre gli stati difendono i profitti delle multinazionali.