Samir vive, la lotta continua

Samir Flores Soberanes era un contadino, un fabbro, un insegnante, un padre e uno zapatista. Il suo attivismo in opposizione al Proyecto Integral Morelos gli è costato la morte, avvenuta giusto due anni fa, alcuni giorni dopo una sua dichiarazione pubblica in cui faceva i nomi delle imprese coinvolte nel mega-progetto infrastrutturale.

Un’opera gigantesca, altamente energivora e inquinante composta da un gasdotto, una centrale a gas e una serie di parchi industriali che stravolgeranno le radici contadine dell’area, nello stato del Morelos, estraendo risorse e restituendo danni ambientali e danni alla salute, oltre che alterare i delicati equilibri comunitari.

Lo stato di Morelos è la terra natale di Emiliano Zapata e il legame tra l’esperienza del primo zapatismo e le lotte contadine per la terra rappresentavano una memoria viva nelle giornate dell’attivista messicano.

Nel 2013 Samir fondò Radio Amiltzinko, l’arma più efficace che ha unito nel corso degli anni le lotte contro il Proyecto Integral Morelos. Da una piccola comunità, quella di Amilchingo, la resistenza all’opera si è diffusa a macchia d’olio a tutto lo stato di Morelos e ai confinanti Puebla e Tlaxcala, toccati dalla mega-infrastruttura. In realtà l’opposizione ormai non è più solo al singolo progetto, ma all’intero sistema estrattivista. Un lotta diventata simbolo e ispirazione in Messico come in Europa.

Il Proyecto Integral Morelos, fortemente voluto dal governo messicano, è stato promosso dalle imprese spagnole Abengoa, Elecnor ed Enagas e dall’italiana Bonatti, responsabile dei “rapporti con le comunità” e incaricata della costruzione del gasdotto Tula-Tuxpan.

Dopo il suo assassinio, avvenuto con quattro colpi di pistola davanti casa sua e rimasto finora impunito, Samir è diventato un simbolo delle lotte messicane, ispirando realtà come il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y el Agua Morelos, Puebla, Tlaxcala (FPDTAMPT), il Congresso Nazionale Indigeno e la famiglia allargata del neo-zapatismo.

Davanti agli inviti dello Stato a rassegnarsi “perché un mega-progetto iniziato va concluso”, Samir ribatteva: “Mi dicono perché ti opponi? Hanno soldi! hanno potere militare! Noi invece rispondiamo che chi ha potere ha sempre soldi e potere militare non avrà mai la capacità di organizzazione delle comunità in resistenza!”

Per noi di Re:Common ricordare Samir significa ascoltare e parlare con tutte le comunità e i comitati che tutti i giorni resistono alle grandi opere, ai combustibili fossili, a un modello di sviluppo che porta ricchezza a pochi rubando acqua e terra a tutte e tutti noi. Oggi come ieri Samir Flores Soberanes ci ricorda che organizzarsi è una responsabilità di tutte e tutti perché senza questo saremo inermi davanti al potere del denaro e della violenza.

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