Ridurre tempo e spazio per aumentare i profitti e soddisfare consumi che non accennano a diminuire, qual è il prezzo reale?
Infrastrutture estreme
Nuove ferrovie ad alta velocità per il trasporto di merci, terminal portuali, data center e centrali energetiche, ma anche di centri per la logistica di centinaia di ettari. Tutti elementi fondanti dei mega-corridoi globali, come la “nuova via della seta” che attraverserà mezzo Pianeta.
La produzione globale si riorganizza, con l’obiettivo di aumentare continuamente i profitti a fronte di un rallentamento della crescita del commercio mondiale e sbandierando il mantra del just in time su scala planetaria. Un processo solo in parte visibile, fortemente energivoro, radicato nell’economia dei combustibili fossili e che piega senza scrupoli i territori e le persone alle proprie esigenze.
Nasce la globalizzazione 2.0
Tra i protagonisti il settore dello shipping che concentrerà nelle sue mani ancora più potere e ricchezza, ma a quale costo? Sfruttamento delle persone, erosione dei diritti del lavoro, indebolimento della regolamentazione ambientale e aumento dell’estrazione delle risorse naturali.
Possiamo credere che una “globalizzazione 2.0” improntata ad accelerare produzione, trasporto e consumo di merci a una velocità senza precedenti sia in grado allo stesso tempo di ridurre l’impatto sistemico sull’ambiente e sul clima, senza accrescere il divario tra chi ne beneficia e chi sostiene i costi di un modello orientato a diventare più disuguale e insostenibile?
È una partita che già sta andando in una direzione precisa e in cui possiamo già parlare di vincitori e vinti.
Il viaggio dell'orsacchiotto
Ricevi spedizioni illimitate in 24 ore. Ma sai qual è il vero costo del tuo abbonamento? E chi lo paga? Grandi infrastrutture e megacorridoi stravolgeranno il pianeta per assicurare lo spostamento di merci di cui spesso non abbiamo bisogno.
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