Una nuova analisi indipendente dimostra che Eni e Shell con l’intesa sul blocco OPL 245 hanno ridotto di miliardi le entrate della Nigeria

Nigeria, 2010. foto ©Luca Tommasini/Re:Common

Un rapporto redatto da esperti in materia petrolifera di livello mondiale e presentato oggi durante una conferenza stampa a Lagos rivela che l’accordo tra Shell ed Eni per il blocco petrolifero OPL 245 ha ridotto le entrate attese della Nigeria di circa 6 miliardi di dollari. La prevista perdita di entrate potrebbe finanziare due volte i bilanci federali annuali combinati della Nigeria per la sanità e l’istruzione.

L’analisi degli esperti di Resources for Development Consulting è stata commissionata dalle Ong Global Witness, HEDA, Re:Common e The Corner House.

L’accordo del 2011 includeva modifiche alle condizioni fiscali che regolano la produzione petrolifera. L’analisi ha concluso che questi cambiamenti potrebbero ridurre le entrate del governo nigeriano previste per i giacimenti petroliferi di 5,86 miliardi di dollari per la durata del progetto rispetto alle precedenti condizioni applicate al blocco petrlifero, ipotizzando un prezzo del petrolio di 70 dollari al barile. I termini contrattuali concordati dalla Shell nel 2003 per il controllo della licenza avrebbero garantito alla Nigeria una stima di almeno 4,5 miliardi di dollari in più per tutta la durata del progetto rispetto a quanto poi stabilito ufficialmente nel 2011.

Il Fondo monetario internazionale raccomanda che i paesi produttori di petrolio ricevano dal 65 all’85 per cento dei proventi petroliferi, mentre il resto può andare alle compagnie multinazionali. L’attuale accordo OPL 245 dovrebbe far sì che la Nigeria riceva solo il 41 per cento.

“Queste compagnie e i funzionari nigeriani hanno siglato un accordo che priva la Nigeria dei soldi di cui ha un disperato bisogno per costruire scuole e pagare i medici. Il presidente Buhari dovrebbe rigettare qualsiasi accordo che lasci la licenza petrolifera OPL 245 a queste compagnie”, ha dichiarato detto Olanrewaju Suraju dell’organizzazione nigeriana HEDA.

“Shell ed Eni hanno rappresentato il loro contratto OPL 245 come un accordo di condivisione della produzione, ma tale accordo non include la condivisione della produzione per la Nigeria, per questo deve essere annullato”, ha denunciato Nick Hildyard di The Corner House.

“Il governo italiano sta scoraggiando i migranti nigeriani che cercano di raggiungere l’Italia sostenendo che li aiuterà in patria, ma la più grande multinazionale italiana, in parte di proprietà dello Stato, è accusata di privare il popolo nigeriano di miliardi di dollari. Lo scandalo OPL 245 sembra dimostrare che i funzionari italiani non aiutano i più poveri, ma ne traggono profitto”, ha affermato Antonio Tricarico di Re:Common.

Barnaby Pace di Global Witness ha dichiarato: “I dirigenti della Shell e dell’Eni hanno concluso l’accordo in modo che la Nigeria guadagnasse circa 6 miliardi di dollari. Questo scandaloso accordo deve essere annullato”.

Al momento, Shell ed Eni stanno affrontando le accuse di corruzione sull’affare OPL 245 in uno storico processo in corso a Milano.

Eni e Shell, insieme ai loro manager e ad altri imputati, hanno negato di aver commesso alcun reato. Shell non ha commentato i punti specifici sottoposti alla società, affermando che “le questioni che sono in esame nell’ambito di un processo dovrebbero essere giudicate in tribunale”, ribadendo che “riteniamo che non ci siano basi su cui condannare Shell o uno qualsiasi dei suoi ex dipendenti. Riteniamo che i giudici del processo concluderanno che non ci sia nulla di cui dobbiamo rispondere e di conseguenza difendiamo con vigore la nostra posizione”. La Shell ha poi contestato la metodologia usata per la stesura del rapporto e ha sostenuto che sono state fatte assunzioni fattuali errate, ma non ha specificato alcun errore in particolare.

Eni ha respinto “qualsiasi accusa di irregolarità o di aver commesso atti impropri”. La compagnia ha affermato che, alla luce del loro processo in corso, sarebbe “inappropriato per noi commentare tali circostanze al di fuori di un’aula di tribunale”, ma non ha commentato i punti specifici, limitandosi a dire che “i presupposti tecnici e contrattuali adottati come base per l’analisi sembrano essere parziali e imprecisi, se non fuorvianti”.

Mohamed Adoke, l’ex ministro della Giustizia nigeriano, ha risposto ai risultati dell’analisi sottolineando che l’accordo è stato concluso a seguito di consultazioni con i ministeri competenti, che non è stato fatto alcun tentativo di impedire ai funzionari pubblici di esprimere le loro preoccupazioni e che qualsiasi problema è stato risolto a seguito di discussioni interministeriali. Adoke ha evidenziato che il PSA tra la Shell e l’Eni non rientra nelle sue competenze. Il ministro ha inoltre osservato che l’attuale ministro del Petrolio ha scritto che l’accordo costituiva uno strumento utile per risolvere le controversie sulla licenza. La sua risposta completa può essere consultata sul sito web di Global Witness.

Resta aggiornato, iscriviti alla newsletter

Iscrivendoti alla newsletter riceverai aggiornamenti mensili sulle notizie, le attività e gli eventi dell’organizzazione.


    Vai alla pagina sulla privacy

    Sostieni le attività di ReCommon

    Aiutaci a dare voce alle nostre campagne di denuncia

    Sostienici