TotalEnergies sotto inchiesta in Francia per l’impianto in Mozambico garantito da SACE

La Reuters ha riportato in questi giorni che il gigante petrolifero transalpino TotalEnergies è attualmente oggetto di un’indagine giudiziaria per omicidio colposo e omissione di soccorso nei confronti di persone in pericolo, in relazione a un attacco jihadista in Mozambico occorso nel marzo del 2021. Questo atto fa seguito all’indagine preliminare aperta nel maggio 2024 dalla procura di Nanterre. Nell’ottobre del 2023, era stata presentata una denuncia da parte di sette sopravvissuti e familiari delle vittime del succitato assalto jihadista registratosi nella provincia mozambicana di Palma.

I querelanti accusano TotalEnergies di non aver garantito la sicurezza dei suoi subappaltatori. All’epoca, la multinazionale francese stava sviluppando il suo mega-progetto per lo sfruttamento di un giacimento di gas naturale nella penisola di Afungi, denominato Mozambique LNG. L’attacco, di cui il gruppo Ahl al-Sunnah wa al Jamma’ah ha rivendicato la responsabilità, è durato diversi giorni.

“L’apertura di questa indagine giudiziaria è un passo decisivo per le vittime del massacro di Palma in Mozambico (…) I nostri clienti sono ansiosi di essere ascoltati in un caso che è emblematico della prevalenza delle considerazioni economiche sulle vite umane”, hanno dichiarato gli avvocati dei querelanti, mentre TotalEnergies ha fatto sapere di essere stata informata delle indagini e che coopererà con le autorità giudiziarie, seppur rigettando totalmente tutte le accuse rivolte nei suoi confronti.

L’attività di Mozambique LNG è stata sospesa dopo l’attacco, quindi ormai da ben quattro anni, per cause di “forza maggiore”, ma la multinazionale preme affinché la costruzione riprenda. Non a caso l’agenzia statunitense di credito all’esportazione, la EximBank, lo scorso 13 marzo ha approvato un prestito di 4,7 miliardi di dollari a TotalEnergies proprio per Mozambique LNG, almeno secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Financial Times, il quale citava come fonte il ministero dell’Energia del Mozambico.

Questo prestito era stato inizialmente concesso nel 2020, durante il primo mandato di Donald Trump. Ma era necessario modificarlo per “fissare la data di completamento al 2030”, visto che nel 2021 “avevamo dovuto fermarci”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Bloomberg l’amministratore delegato di TotalEnergies Patrick Pouyanné. L’inizio della produzione è ora previsto nel 2029 o nel 2030, anziché nel 2028.

Diverse Ong, tra cui Justica Ambiental, Reclaim Finance, Friends of the Earth e ReCommon, hanno chiesto agli “altri finanziatori, (…) tra cui le banche francesi Crédit Agricole e Société Générale, di rifiutarsi di seguire questo esempio tossico e irresponsabile e di opporsi al riavvio del progetto, una bomba climatica associata a numerose accuse di violazione dei diritti umani”.

Il comunicato stampa menzionava anche l’inchiesta giornalistica condotta dal giornalista indipendente Alex Perry, e pubblicata nell’ottobre del 2024 su Politico, in cui si adombrava la possibilità che la multinazionale transalpina fosse stata a conoscenza delle violazioni dei diritti umani commesse dai militari mozambicani in occasione del cosiddetto “massacro dei container” dell’estate del 2021, che potrebbero configurarsi come crimini di guerra.

Nonostante questo contesto così deteriorato e complesso, vale la pena ricordare che SACE e Cassa Depositi e Prestiti (CDP), due istituzioni finanziarie dello Stato italiano, sono ancora coinvolte in Mozambique LNG, come si è potuto apprendere dalla risposta del governo all’interpellanza urgente sulla questione presentata dall’onorevole Angelo Bonelli lo scorso 24 gennaio. Già nel gennaio 2024, nel silenzio più totale, SACE aveva giudicato favorevolmente l’emissione di una garanzia sui prestiti per 950 milioni di euro, tra cui quello di CDP che ammonta a 650 milioni di euro, senza aver svolto ulteriori valutazioni di natura ambientale e, soprattutto, sociale, dopo quelle di giugno 2017.

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