Repubblica del Congo – Marine XI e Marine XII/ENI

Un primo capitolo della vicenda Eni-Congo era stato scritto già 2015, quando sotto i riflettori era finita la licenza per il blocco petrolifero Marine XII, controllato dall’Eni con il 65 per cento delle quote (al 10 per cento figura poi l’azienda pubblica congolese Snpc). Eni, in particolare, nel luglio del 2015 – come spiegava il bilancio del 2016 del gruppo petrolifero – aveva ricevuto “una richiesta di produzione documentale emessa dal Department of Justice degli Usa in relazione agli asset Marine XII in Congo e ai rapporti intrattenuti con alcune persone fisiche e società” sospettate di corruzione.

Ancora più corposa l’inchiesta su un altro blocco, Marine XI. Ci sono sospetti che l’aggiudicazione del mega giacimento nella Repubblica del Congo sia avvenuta tramite l’uso di pratiche corruttive che ricondurrebbero a una società denominata World Natural Resources, che ha acquistato per 15 milioni di dollari una quota di Marine XI valutata in 430 milioni. A essere indagati sono l’ex numero tre dell’azienda Roberto Casula e i quattro direttori della World Natural Resources, tra cui la manager dell’Eni Maria Paduano, gli uomini di affari Ernst Olufemi Akinmade (nigeriano) e Alexander Haly (britannico). Quest’ultimo è uno dei responsabili della Petro-Services, società di servizi petroliferi attiva in Repubblica del Congo e che fra il 2012 e il 2017 ha ricevuto pagamenti per un totale di 105 milioni dalla multinazionale italiana.

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Il caso Congo
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Ma a imbarazzare l’azienda e ad attivare i magistrati non è tanto l’ammontare di soldi girati a un solo contractor, quanto l’identità e il ruolo dell’amministratore delegato della società di servizi e le sue (presunte) relazioni con un membro strettissimo della famiglia dell’amministratore delegato Claudio Descalzi. Secondo le ultime rivelazioni stampa la Petro Services, ufficialmente in mano ad Alexander Haly, sarebbe di fatto controllata dalla signora Maria Magdalena Ingoba, moglie di Descalzi. La società, con le sue controllate in Congo, Gabon, Ghana e Mozambico avrebbe addirittura affittato, per oltre 300 milioni di dollari tra il 2007 e il 2018, navi e servizi logistici all’Eni, negli anni in cui Descalzi era già top manager, senza che questo rapporto commerciale venisse comunicato al consiglio di amministrazione e agli azionisti della multinazionale. Questa “dimenticanza” ha spinto gli inquirenti ad aprire è una nuova indagine per conflitto d’interessi nei confronti di Claudio Descalzi e di sua moglie, con tanto di perquisizione del loro appartamento di Milano lo scorso 26 settembre 2019.

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