Red Mirror, la recensione di Re:Common

Red Mirror di Simone Pieranni è uno di quei libri molto preziosi, perché ci aiuta a capire in che razza di mondo vivremo. O, forse, faremmo meglio a dire in che razza di mondo stiamo vivendo.

Come prefigura il sottotitolo, “il nostro futuro si scrive in Cina”, e leggendo le 150 pagine dell’opera di Pieranni abbiamo avuto pochi dubbi che il Regno di Mezzo sia veramente l’avanguardia globale in fatto di progresso tecnologico e sua massiccia applicazione alla società.

Lì tante cose accadono già, ci spiega l’autore, a partire dalla super-app ammazza privacy WeChat, passando per la perfezione immacolata e iper-efficiente delle Smart City per arrivare alle angoscianti e inquietanti trovate che rispondono al nome di “riconoscimento facciale” e “sistema dei crediti sociali”.

Oggigiorno la Cina ha definitivamente mandato in pensione la Rivoluzione Culturale Maoista e per diventare la “nuova locomotiva” del Pianeta sta puntando tutte le sue fiches su innovazione, istruzione, ricerca. Secondo Pieranni, la super-potenza asiatica sta vincendo la partita perché “gli Usa hanno rinunciato, negli anni ’80, a fare quanto avevano fatto a partire dagli anni ’50”, ovvero investire nei tre capisaldi della crescita appena menzionati.

In attesa di conoscere le prossime mosse del neo-eletto presidente Joe Biden, val la pena rammentare che veniamo da anni di scontro aperto – per fortuna non armato – tra Cina e Stati Uniti, esacerbato dalla presenza alla Casa Bianca di un inquilino ingombrante come Donald Trump. In realtà il mondo occidentale, Usa compresi, è sempre più affascinato dalle “conquiste” cinesi, che tende il più possibile “a imitare”. Non a caso uno dei tanti messaggi illuminanti di Red Mirror riguarda l’intenzione, nemmeno troppo nascosta, del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, di creare una sua versione di WeChat. Sorveglianza di Stato e surveillance capitalism vanno a braccetto, è evidente.

La ricetta cinese non è composta solo da dosi massicce di intelligenza artificiale, ma anche di investimenti multimiliardari sui corridoi globali, come la Belt & Road Initiative, che da noi è più conosciuta come la “nuova via della seta” ed ha riscosso tanto successo in ambito governativo. Il motivo è semplice: l’Italia sarà uno degli snodi, con tutte le potenziali implicazioni, che come spiega Re:Common nella sua pubblicazione La Grande Illusione, potrebbero anche essere molto negative.

Intanto la Cina va avanti per la sua strada, tanto che si ha l’impressione che quello del covid-19 sia stato solo un momentaneo incidente di percorso.


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