Il libro del mese: che cos’è la transizione ecologica

Quale transizione ecologica vogliamo? Mai come quest’anno si è sentito il bisogno di ridare significato e tradurre in pratica e immaginario un concetto divenuto mainstream, e subito svuotatosi di significato, come quello della transizione ecologica. È bastato creare un ministero, e metterne a capo Roberto Cingolani, per consegnare su un piatto d’argento alle corporation fossili una transizione ecologica “a tutto gas”.

Così a distanza di poche settimane Gianluca Ruggieri, ricercatore all’Università dell’Insubria e co-fondatore della cooperativa energetica é Nostra, e Massimo Acanfora, giornalista e responsabile editoriale di Altreconomia, hanno chiamato a raccolta venticinque tra ricercatori, attivisti, esperti, collettivi, che a vario titolo tutti impegnati nell’attivazione di percorsi di cambiamento e trasformazione della nostra società partendo proprio dal quesito posto all’inizio di questo articolo. Un compito arduo, che li ha portati a realizzare un libro al tempo stesso un manuale e una guida preziosa per ritrovare la bussola tra tutto ciò che si sta muovendo al di fuori della cornice troppo stretta definita dal governo Draghi.

“Che cos’è la transizione ecologica”, edito da Altreconomia (2021), è un libro che apre a molteplici sguardi sulle complessità – e le opportunità – offerte da questo momento storico. Uscire dalla pandemia affrontando la crisi climatica è possibile e può essere fatto partendo da prospettive e ambiti molto diversi. Ciò che conta è provare a farsi le domande giuste, perché anche l’azione più apparentemente insignificante serva a fare un passo avanti verso una reale trasformazione della società, a partire dai valori che vogliamo mettere al centro in questo percorso di costruzione.

Scrivono i ricercatori del laboratorio TiLT, “per andare alle radici delle nostre cornici culturali e dei nostri modi di conoscere e approcciare i problemi complessi abbiamo bisogno di coltivare collettivamente nuovi immaginari e nuove visioni che vadano oltre il modello economico della crescita e delle risorse infinite, oltre le relazioni di dominio dell’uomo sulla natura.”

Come ricordiamo nel capitolo con cui abbiamo contribuito a questo libro, la pandemia ha portato in superficie l’entità sistemica della crisi che stiamo vivendo: ma il modello estrattivista ha colto la palla al balzo e si sta rigenerando in chiave “green”, così che tutto cambi perché nulla cambi, scaricando i costi sulle spalle delle fasce più vulnerabili della società trasversalmente alle economie globali. Sta nelle nostre mani la possibilità di dare una chiave di volta a questo momento storico, pretendendo e praticando una transizione che non lasci indietro nessuna e nessuno, che sia giusta oltre che sostenibile, radicata nelle comunità, rimettendo al centro le persone e la natura invece che il profitto e la crescita economica a vantaggio di pochi.

Mauro Van Aken parla provocatoriamente di “decarbonizzare l’immaginario culturale”, ricordando che “il linguaggio scientifico e il senso comune nell’affrontare la crisi ambientale vive di metafore, ma anche di una tragica assenza di cornici ambientali per parlare di relazioni, non solo tra umani”.

Dobbiamo quindi “compostare il nostro immaginario”, dice Van Aken, e decolonizzarlo, aggiungiamo noi, da credi e preconcetti figli del modello consumista e accelerazionista, che ancora guarda alla crescita del commercio globale come unica strada fuori dalla crisi (G20 docet!). Attenti alla transizione del gattopardo quindi, come scrive il nostro Antonio Tricarico, e teniamo dritto il timone del nostro agire per cogliere l’opportunità offerta da questo tempo di trasformazione.

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