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Il carbone è responsabile di oltre 20mila morti premature solo in Europa. Il carbone bruciato nel mondo contribuisce a quasi la metà delle emissioni globali di C02. Recentemente l’ONU ha chiesto lo stop alle nuove centrali a carbone e una chiusura accelerata di quelle esistenti, al fine di rispettare l’accordo di Parigi ed evitare un peggioramento del surriscaldamento globale.
Nonostante ciò, l’industria carboniera sta lottando contro il “pensionamento anticipato” di questi impianti e, dato ancora più preoccupante, sono stati progettati 1.600 nuovi impianti di carbone che, se qualora costruiti, porteranno a un preoccupante raddoppio dell’impiego di carbone nel nostro Pianeta.
Senza alcuna copertura assicurativa, però, tali impianti non si potrebbero realizzare, così come quelli esistenti dovrebbero essere chiusi. Il settore assicurativo è quindi in una posizione unica per svolgere un ruolo chiave nell’evitare i catastrofici cambiamenti climatici già parzialmente in atto.
Generali, la principale compagnia assicurativa italiana e una delle più grandi in Europa, è pesantemente coinvolta nel business del carbone in Est-Europa.
Generali è leader del settore in Repubblica Ceca, dove opera attraverso le sue controllate Česká pojišťovna e Generali pojišťovna. Negli ultimi anni, Generali è stata sottoposta a forti pressioni da parte della società civile a causa del suo forte coinvolgimento nel settore del carbone. Recentemente, la società ha quantificato la sua esposizione finanziaria al carbone in circa 2 miliardi di euro, incluse azioni e obbligazioni.
In Polonia Generali ha investito oltre 70 milioni di euro in società locali, in particolare PGE, che è la numero uno in Europa per quel che riguarda la realizzazione di nuove centrali a carbone e l’espansione di quelle esistenti. In Repubblica Ceca Generali detiene almeno 14 milioni di euro di azioni della CEZ, principale utility del paese, che prevede di aggiungere 1,4 GW di capacità al proprio parco centrali . Oltre a pompare milioni nel settore del carbone, Generali fornisce coperture assicurative a diverse centrali elettriche e miniere che estraggono la polvere nera.
Sebbene i dati pubblici sulle sottoscrizioni siano estremamente limitati, le ricerche condotte da Unfriend Coal, di cui fanno parte Re:Common e Greenpeace, hanno rilevato che dal 2013 Generali ha firmato almeno 8 contratti di assicurazione per centrali a carbone o miniere in Polonia. In particolare, Generali sta assicurando: la centrale a carbone di Kozienice, la seconda più grande in Europa, la Centrale elettrica a carbone di Opole, la più grande centrale a carbone attualmente in costruzione in Europa, e la miniera a cielo aperto di lignite di Turow, che sta avendo già pesanti impatti sull’accesso all’acqua potabile per 30mila persone nella vicina Repubblica Ceca e per cui è previsto l’ampliamento e l’operatività almeno fino al 2044. Generali non intende abbandonare il sostegno al carbone polacco e ceco.
Nel febbraio 2018, anche a causa della crescente pressione esercitata dalla società civile globale sulla compagnia, Generali ha annunciato una nuova “Strategia sul cambiamento climatico”, impegnandosi a disinvestire 2 miliardi di euro dal carbone e ad aumentare i suoi “investimenti verdi” per 3,5 miliardi di euro entro il 2020. Sebbene una politica chiara e definita non sia stata ancora pubblicata, la strategia di Generali presenta una serie di punti deboli rilevanti: sono infatti permesse delle “eccezioni”, ossia la società non continuerà a investire nel carbone in paesi in cui “la produzione di energia elettrica e per l’uso domestico dipende ancora dal carbone, senza alternative a medio termine” . Vale a dire, Generali continuerà a pompare milioni nell’industria del carbone in Repubblica Ceca e Polonia e potenzialmente in altri paesi dell’Europa orientale. Inoltre quando Generali afferma che “il Gruppo continuerà la sua politica di esposizione assicurativa minima” è evidente che così non rinuncerà a fornire copertura assicurativa alle centrali elettriche a carbone e alle miniere.
Per questa ragione varie organizzazioni della società civile, tra cui Greenpeace, continuano a organizzare azioni dimostrative in Polonia, Repubblica Ceca e Italia contro la politica troppo pro-carbone della società assicurativa. Tre petizioni indirizzate all’amministratore delegato di Generali Philippe Donnet hanno finora raccolto più di 100mila firme.
Come negli ultimi due anni, Re:Common parteciperà come azionista critico all’assemblea degli azionisti di Generali in programma a Trieste la mattina del 19 aprile.
Insieme agli esponenti dell’associazione saranno presenti vari partner internazionali.
Jan Chudzynski, per la fondazione DY-OPMN (Sviluppo SI – Miniere NO), che lavora per prevenire l’espansione del carbone in Polonia, dove come accennato il governo ha intenzione di costruire nuove centrali per almeno 10GW. Jan porterà una testimonianza diretta degli impatti che la polvere nera causa nel suo Paese e chiederà a Generali un impegno a smettere di investire e fornire copertura assicurative al settore carbonifero polacco.
Jan Rovensky, di Greenpeace, interverrà all’AGM per portare all’attenzione di Generali le consequenze che la miniera di Turow, al confine tra Polonia e Repubblica Ceca, sta avendo sulle comunità ceche. Turow, alla quale Generali fornisce copertura assicurativa, ha ridotto drasticamente il livello delle risorse idriche nella regione di Liberec, impattando oltre 30mila persone. Jan chiederà a Generali di ritirare il proprio supporto alla miniera e di smettere di investire in CEZ, la principale utility ceca, anch’essa intenzionata a costruire nuove centrali a carbone.
Fernando Vasco Chironda, di WeMove, l’organizzazione europea che ha lanciato una petizione per chiedere a Generali di uscire dal carbone, ribadirà alla compagnia la richiesta di ascoltare la voce dei cittadini europei e di abbandonare definitivamente il business del carbone.