[di Luca manes]
È uno dei progetti idroelettrici più importanti d’Europa, ma anche uno dei più controversi degli ultimi anni. La grande diga di Nenskra, nella regione georgiana dello Svaneti, è stata oggetto di una campagna di Re:Common, vinta circa due anni fa, quando l’italiana Salini-Impregilo decise di rinunciare alla realizzazione dell’opera, per la quale aveva vinto l’appalto nell’agosto del 2015.
Troppi e di varia natura i problemi, come confermato pochi giorni fa dai meccanismi di ricorso della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e della Banca europea per gli investimenti (BEI). Secondo gli enti di controllo interni, infatti, il progetto non soddisfa le regole fissate dalle due stesse istituzioni nei seguenti settori dei diritti umani e della protezione ambientale: diritti delle popolazioni indigene, protezione del patrimonio culturale, questioni di genere, valutazione e gestione degli impatti ambientali e sociali, divulgazione di informazioni e coinvolgimento delle comunità locali e di altri stakeholder.
L’indagine interna è stata avviata dopo la presentazione nel 2018 di due ricorsi alla BERS e alla BEI da parte della rete CEE Bankwatch, dell’organizzazione non governativa georgiana Green Alternative e dei rappresentanti delle comunità delle aree potenzialmente colpite.
Sia la BERS che la BEI hanno approvato prestiti per Nenskra, rispettivamente per 214 milioni di dollari e 150 milioni di dollari. Tuttavia, nessuno dei due enti ha ancora firmato i contratti definitivi.
La notizia che il progetto non è conforme agli standard internazionali è l’ennesima polemica sull’impianto idroelettrico da 280 MW che forse non vedrà mai la luce. Nenskra è già stata oggetto di anni di opposizione da parte delle comunità locali e di controversie relative alla sua fattibilità finanziaria.
Per saperne di più guarda il video prodotto da Re:Common: https://www.youtube.com/watch?v=7JG0_83SUi4