L’ultima sfida climatica di Enel sul carbone cileno

Una delle illustrazioni realizzate dagli artisti cileni per la campagna Chao Carbón – https://chaocarbon.cl/

[di Antonio Tricarico]

Nonostante la delusione di molti osservatori ed attivisti per l’esito del Vertice sul Clima svoltosi a New York ai margini dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, in questi giorni si moltiplicano nella metropoli americana gli eventi in cui attori istituzionali e del settore privato prendono nuovi impegni per cercare di arginare la crisi climatica.

Proprio oggi l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, parlerà al Bloomberg Global Business Forum insieme agli omologhi di Allianz, HSBC e Maquarie sul tema degli investimenti in un futuro low-carbon, in particolare nei paesi emergenti. Un riconoscimento non da poco per Starace, considerato da molti come un alfiere della sostenibilità a livello internazionale da quando nel 2015 ha adottato l’obiettivo di rendere Enel carbon neutral entro il 2050– prima utility a livello europeo a promettere una cosa del genere.

Il magnate americano Michael Bloomberg è diventato un simbolo dell’America liberal nella lotta alla crisi climatica, contrapposto al negazionista Presidente Usa Donald Trump. Bloomberg è inviato speciale sui cambiamenti climatici del segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres, e in particolare è leader nella lotta contro il carbone. Proprio a New York Guterres ha chiesto che dal 2020 non si costruisca più nessuna centrale a carbone e l’autorevole think tank Climate Analytics ha reso pubblica la sua nuova analisi dello scenario di riscaldamento globale contenuto in un grado e mezzo di aumento secondo l’Accordo di Parigi: in base alle nuove simulazioni l’utilizzo del carbone dovrà cessare entro il 2030 nei paesi OCSE ed entro il 2040 nel resto del mondo. Una sfida non da poco, considerando che oggi ancora un quarto dell’energia elettrica nel mondo è prodotta con il carbone.

È indubbio che l’Enel targata Starace abbia fatto dei passi importanti verso la sostenibilità rispetto all’era di Fulvio Conti, che promuoveva carbone e nucleare come la soluzione energetica per l’Italia e l’Europa. Starace ha recentemente confermato che l’intero gruppo Enel vuole uscire dal carbone entro il 2030, come chiedono la comunità scientifica e le Nazioni Unite. Tutto quindi in ordine nella sfida climatica in casa Enel? Non proprio, se analizziamo nel dettaglio l’uscita dalla polvere nera nei vari paesi dove è presente la multinazionale italiana. Lo scorso maggio Starace ha annunciato che la chiusura degli impianti a carbone italiani, in primis a Brindisi, avverrà con una conversione a gas per far fronte a presunte esigenze di sicurezza della rete elettrica nazionale. Certo, meno del carbone, ma anche il metano emette CO2.

In Spagna la controllata Endesa non dichiara ancora la data di chiusura dei due principali impianti a carbone, Litoral e As Pontes. Allo stesso tempo Enel vuole continuare ad importare carbone dalla regione de la Guajira in Colombia, dove la Cerrejon opera la più grande miniera a cielo aperto dell’America Latina tra le proteste di molte comunità locali. Quindi complessivamente il gruppo Enel cade ancora nella lista nera dell’autorevole Global Coal Exit List per il consumo annuo di carbone superiore a 10 milioni di tonnellate.

Ma la situazione più ambigua che Starace non vuole sciogliere è quella degli impianti a carbone in Cile, paese membro dell’Ocse. Qui il governo, che ospiterà il vertice sulla Convenzione sul clima a inizio dicembre, non ha accettato la scadenza del 2030 e lasciato spazio a vari investitori per proseguire con la combustione della polvere nera anche fino al 2040. In particolare Enel gestisce le centrali di Tarapaca e Bocamina 1 e 2.

L’impianto di Bocamina 2 si trova a ridosso della città di Coronel, dove le comunità locali chiedono da anni la chiusura degli impianti perché le ceneri sono stoccate a cielo aperto con impatti devastanti per la salute della popolazione. Sono in corso diverse azioni legali, con la partecipazione anche delle autorità locali. Per il governo centrale va bene che Bocamina 2 operi fino al 2040 e l’Enel ad oggi non prende posizione, anzi si difende in maniera agguerrita nei tribunali cileni. Una macchia nera che sporca non poco l’immagine green di Enel e del suo capo a livello internazionale. Artisti cileni di ExpoArte Chao Carbon in tutto il paese hanno dipinto varie opere per la chiusura della centrale di Bocamina 2.
Il tanto decantato “campione” italiano della sostenibilità snobberà anche questa richiesta?

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