La lettera di Re:Common e Greenpeace a Intesa Sanpaolo sull'”assemblea degli azionisti a porte chiuse”

Grattacielo Intesa Sanpaolo. Foto Uccio “Uccio2” D’Ago… / CC BY-SA

Il 27 aprile l’assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo si terrà senza la partecipazione diretta di alcun azionista. Scartata l’ipotesi di posticiparla, pur prevista dal governo. Una scelta che non convince Re:Common e Greenpeace, che hanno preso carta e penna e scritto al colosso bancario.

A seguire il testo della lettera.


Alla Cortese attenzione di Gian Maria Gros-Pietro, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo, e di Carlo Messina, Consigliere Delegato e Chief Executive Officer di Intesa Sanpaolo

Roma, 24 Aprile 2020

Il 27 aprile 2020 si terrà l’Assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo, senza la partecipazione diretta di alcun azionista. L’unica modalità di interazione da remoto sarà attraverso il rappresentante designato dalla banca, la cui sola funzione è quella di riportare le istruzioni di voto degli azionisti sulle proposte all’ordine del giorno: una scelta che suscita forte perplessità e preoccupazione.

Con il decreto-legge del 17 marzo 2020, detto “Cura Italia”, il governo italiano ha infatti offerto alle società quotate la possibilità di posticipare le loro assise oltre che di consentire la partecipazione e gli interventi degli azionisti da remoto. Tuttavia, le maggiori società quotate hanno deciso di seguire la linea delle “porte chiuse” inaugurata da UniCredit, possibilità anch’essa garantita dal decreto ma evidentemente residuale.

Intesa Sanpaolo non ha voluto essere da meno, nonostante il suo ruolo di banca di sistema italiana, con tutte le responsabilità che ciò comporta. La gravità della decisione è ancora più evidente se si tiene in considerazione la più ampia cornice in cui si inserisce, cioè quella di una pandemia in corso che sta avendo devastanti ripercussioni sul tessuto sociale ed economico, motivo per cui il governo italiano ha affidato le chiavi del paese alle banche, dalle quali passerà la liquidità per le imprese in difficoltà in seguito al decreto-legge dell’8 aprile 2020, detto “Decreto Liquidità”.

Non è possibile ridurre la possibilità di partecipazione alle sole domande da inviare prima dell’assemblea, sulle quali pesa la discrezionalità della banca se rispondere o meno. È una questione di trasparenza e di processo democratico, soprattutto quando le Assemblee trattano una gamma di questioni che hanno conseguenze fondamentali sul nostro presente e futuro, a partire dal ruolo della finanza in merito al cambiamento climatico, come ammesso da tutte le più importanti banche centrali del mondo negli ultimi anni.

Per queste ragioni, Intesa Sanpaolo si sarebbe potuta avvalere delle concessioni del decreto “Cura Italia” o potrebbe ancora garantire almeno un’interazione da remoto tramite sistemi di videoconferenza.

Le scelte prese oggi avranno un impatto enorme sul futuro, perché definiscono la società che verrà. E se la scelta di Intesa Sanpaolo sarà quella di chiudere le porte alla partecipazione, allora sapremo che si sarà schierata dalla parte degli interessi di pochi contro quelli della collettività, e le azioni messe in campo per fronteggiare la pandemia in corso non saranno altro che fumo negli occhi.

Antonio Tricarico – Program Director Re:Common

Giuseppe Onufrio – Direttore Esecutivo Greenpeace Italia

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