Le elezioni regionali resuscitano il progetto di metanizzazione della Sardegna

Il progetto di metanizzazione della Sardegna va avanti, nonostante le mille incertezze che lo caratterizzano. L’uscente giunta regionale guidata dal governatore Christian Solinas ha infatti deciso di accettare le modifiche inserite dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica al dpcm Sardegna, che tratta proprio di come “portare” il gas sull’isola.

Già da anni denunciamo come questo progetto non abbia dato il giusto spazio di partecipazione alla cittadinanza, oltre a essere a dir poco dannoso. Ora è spinto avanti a suon di dpcm e accordi poco trasparenti tra le istituzioni. Eppure la Sardegna sarebbe la regione italiana la più vicina alla transizione energetica, potendo contare su un parco di rinnovabili installate che fa invidia a tutta Europa. Invece dopo varie analisi costi-benefici andate male, dopo gli sconfortanti dati sull’utilizzo del gas fossile a Sassari e Cagliari (uniche città munite di rete distributiva), dopo la crisi dei prezzi del gas che ha dimostrato come si possano raggiungere cifre altissime per le tasche di un cittadino comune, la giunta Salinas tira dritta con un progetto costoso e antistorico.

Inizialmente, la Regione si era opposta al dpcm solo per motivi meramente tariffari. Il nodo si è sciolto con una norma ad hoc che per il periodo di costruzione delle infrastrutture permette di equiparare il servizio dei camion che trasporteranno il metano a quello dei gasdotti, riversando dunque i costi dei carri bombolai in bolletta.

Il nuovo accordo prevede l’istallazione di due FSRU, una più grande a Porto Torres, l’altra a Cagliari, la presenza di uno o più rigassificatori a Oristano e un ruolo apicale per il ministero stesso e per SNAM, soggetti a cui spetta definire la portata del progetto. In base a questi elementi, va subito ricordato che tutta la metanizzazione della Sardegna si basava sul sogno di rilanciare le industrie del Sulcis, adesso però escluso dal progetto. Quindi a che cosa serve il gas che arriverà in Sardegna?

La popolazione nell’isola non ha un peso numerico tale da giustificare questo investimento, molto probabilmente questo gas avrà un costo enorme per i cittadini e anche per il comparto industriale.

Ciò nonostante, le imminenti elezioni regionali vedranno ai nastri di partenza due candidati entrambi accomunati dall’amore per il progetto di metanizzazione della Sardegna: quello del centro-destra Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari, e quella del centro-sinistra allargato ai 5 Stelle Alessandra Todde.

Gli esponenti del centro-destra sardo avevano appoggiato con forza il primo progetto di metanizzazione e la narrazione del gas come energia fossile per la transizione energetica. Il primo piano di metanizzazione prevedeva tre rigassificatori e oltre mille chilometri di gasdotti. Todde, già sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico ai tempi del governo Conte II, è stata invece l’autrice di una proposta alternativa, con la creazione di due “virtual pipelines”, che avrebbero comunque portato il metano nell’isola, la costruzione di un rigassificatore e l’istallazione di due FSRU a Porto Torres e Portovesme, oltre alla costruzione di oltre 400 chilometri di nuovi gasdotti.

Sembrava non se ne dovesse fare più nulla, invece negli ultimi giorni c’è stata la sorpresa del nuovo accordo ministero-Regione. Se non ci saranno più passi indietro, il grande vincitore della partita sarà SNAM in quanto potrà partecipare alla definizione del progetto, che “spinge” da sempre. Gli interessi di Snam sono evidenti in quanto per ogni infrastruttura di import, di stoccaggio e di distribuzione di metano la società di San Donato Milanese ha accesso a sussidi statali che riducono al minimo il rischio di impresa a spese dei contribuenti. SNAM si continua a trovare in una situazione nella quale più infrastrutture gestisce, più viene ricompensata dallo Stato. Proprio per questo continua a sponsorizzare nuovi progetti: al momento oltre alla metanizzazione della Sardegna, ci sono gli impianti di GNL di Vado Ligure e Ravenna, la Dorsale Adriatica e il raddoppio del gasdotto Tap. In questo modo SNAM ci legherà per almeno un ventennio al gas fossile. Non è forse giunto il momento che qualcuno fermi tutto questo e compia delle scelte coraggiose indirizzate verso una giusta transizione realmente “libera” dal gas?

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