L’anno del dragone, senza più alibi

Il drago cinese
il drago cinese

[di Antonio Tricarico]

Sarebbe stato molto ingenuo pensare che una sentenza della Corte Costituzionale tedesca potesse creare uno stallo istituzionale tale da portare al crollo dell’area Euro. I giudici togati più importanti della Germania già venti anni fa avevano bocciato il Trattato di Maastricht. Ma poi, seppur con limature e forzature, il processo di integrazione liberista e poco democratica dell’Ue è continuato.

Associata con la “vittoria” del presidente della Banca Centrale europea (Bce) Mario Draghi sui falchi tedeschi in merito alla concessione dell’autorizzazione per l’acquisto dei titoli di Stato precari spagnoli ed italiani e di altri paesi della periferia europea, la sentenza rappresenta uno spartiacque politico nella crisi del Vecchio Continente. Oramai crollano tutti gli alibi anche per la Bce – dotata così di nuovi poteri – e si arriva a un punto cruciale. Se il nuovo fondo Esm e le misure messe in piedi non funzioneranno, si finirà inevitabilmente nel baratro.

Va sottolineato come sia stata data poca attenzione all’analisi del nuovo meccanismo europeo, che in ogni caso sarà finanziato in parte dagli stessi Stati. Se nel medio e lungo termine non funzioneranno gli interventi che inevitabilmente saranno presi per sostenere alcuni di loro con la creazione di base monetaria, a fronte di draconiane condizionalità di ristrutturazione liberista, allora non ci saranno più alternative monetarie e finanziarie disponibili.

Andrebbe ricordato che i veri problemi di fondo alla base della specifica crisi europea – erroneamente definita del debito sovrano – riguardano la scellerata finanziarizzazione del sistema bancario europeo e gli squilibri macroeconomici tra i vari stati dell’Unione, sorti in assenza di una politica pubblica industriale comune. Entrambe criticità acuite dall’introduzione dell’euro. Fino a questo momento nessuna delle due questioni è stata affrontata in maniera seria ed efficace.

Sul fronte della crescita che non c’è, la risposta consiste sempre nel tornare a sostenere l’export globale, seguendo il modello tedesco. Un approccio obsoleto, che non tiene in debita considerazione il fatto che anche l’economia planetaria è in transizione. Ma che nemmeno “rammenta” che proprio questo modello ha portato agli squilibri interni nell’Unione, la quale forse non aveva bisogno di tutta questa globalizzazione, dal momento che prima di tutto doveva consolidare i suoi mercati interni.

Per quel che riguarda le banche, tutti si fermano a parlare di supervisione comune europea. Ben pochi però sollevano la necessità di ristrutturare profondamente il sistema bancario europeo, “smontando” alcuni mega gruppi finanziarizzati e concependo la possibilità di avere nuovamente istituti di credito pubblici, soprattutto per stimolare la creazione di posti di lavoro.

Non è un caso che la Commissione europea e la Bce, entrambi organismi poco democratici e non eletti, spingano per un’unione bancaria europea, che conferisca poteri di supervisione e salvataggio di 6mila banche nell’area euro alla stessa Bce. Nessuno sembra curarsi del “piccolo dettaglio” che così avremmo due soggetti diversi per la supervisione bancaria, spesso in conflitto, tra l’area Euro e la City di Londra, nonché che la Bce non è ancora equipaggiata per svolgere questa funzione.

La vera questione è che avremo una concentrazione di potere ancora maggiore nella Bce, un organismo che potrebbe decidere condizionalità fiscali per gli stati che chiedono aiuto e salvare di sua iniziativa degli istituti di credito, sulla base di un mandato che rimane ancora solamente quello della lotta all’inflazione e della stabilità finanziaria dei mercati. In breve, l’Europa insegue il modello monetario Usa, con la speranza che una super Bce la tiri fuori dalla crisi, senza neanche degnarsi di rimpolpare e riequilibrare il mandato della Banca – creazione dei posti di lavoro, sviluppo dell’economia, etc., come vale per la Federal Reserve statunitense – e introdurre un suo maggiore controllo democratico.

Secondo lo zodiaco cinese, quello attuale è l’anno del dragone (che terminerà il 9 febbraio 2013). Il Drago ogni 12 anni è onnipotente, anche gli astri lo dicono. Oramai il dado è tratto: se il piano Draghi non funzionerà, l’Europa rischierà davvero tanto e la scusa della cattiva matrigna Merkel non reggerà più.

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