Entro la fine del 2018, la Banca europea per gli investimenti (BEI) dovrà procedere con una revisione dei suoi criteri per i prestiti destinati al settore energetico, essenzialmente quali tipologie di progetti può finanziare. Tali criteri non sono così ambiziosi come l’Accordo di Parigi, raggiunto nel dicembre del 2015 al fine di limitare l’aumento della temperatura del Pianeta e mettere quindi un argine ai cambiamenti climatici.
Per tale ragione una “ristrutturazione” di tali linee guida dovrebbe prevedere un allineamento con quanto deciso alla COP 21, così che la banca di sviluppo dell’Unione europea intraprenda un percorso virtuoso in netto contrasto con il modus operandi attuale.
In primis la BEI dovrebbe smettere l’estrazione dei combustibili fossili. Tanto per intenderci, non dovrebbe più dare denaro per opere come il Tap, finanziato con un assegno da 1,5 miliardi di euro non più tardi di sette mesi fa. In totale, secondo le preziose tabelle rese disponibili dalla rete della società civile dell’Europa dell’Est CEE Bankwatch, fra il 2013 e il 2017 il comparto ha ricevuto un supporto economico di oltre 10 miliardi di euro, con il gas naturale a fare la parte del leone – e nel conteggio, ovviamente, non rientra il TAP, visto che parliamo di un’operazione datata 2018.
Sempre fra il 2013-2017, la BEI ha inoltre fornito 3,9 miliardi di euro a un buon numero di imprese con un’elevata quota di carbone nel loro portafoglio di produzione di energia elettrica e termica o che prevedono di sviluppare nuove capacità di produzione di energia a carbone. Questo elenco comprende Energa, Tauron e PGE in Polonia, Endesa in Spagna, PPC in Grecia e CEZ nella Repubblica Ceca.
Con il pericolo di carbon lock-in e di attività non recuperabili, non dovrebbe essere concesso alcun sostegno finanziario alle compagnie che intendono continuare a investire nel carbone, compresi l’acquisto o l’adeguamento di attività carbonifere esistenti.
Un reale inversione di tendenza dovrebbe quindi comprendere il processo di decarbonizzazione, con una reale decentralizzazione delle rinnovabili, soprattutto su piccola scala, e l’adozione di un efficace principio di efficienza energetica. Vedremo se la BEI penserà sul serio alla salute del Pianeta o preferirà andare avanti con il business as usual.