La Banca mondiale e il furto dei proventi del petrolio nigeriano

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“The World Bank, Red Flags and the Looting of Nigeria’s Oil Revenues” (in download a questo link – in inglese) è il titolo del nuovo rapporto redatto da Re:Common, insieme alla Ong nigeriana HEDA, alle inglesi Corner House e Global Witness e presentato oggi a Bali al contro-vertice della società civile internazionale “World Beyond Banks” che contesta gli incontri annuali di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale in corso in Indonesia.

La Banca Mondiale ha investito quasi un quarto di miliardo di dollari in Seven Energy, una compagnia petrolifera che opera in Nigeria. Mesi prima del primo investimento avvenuto nel 2014, l’allora governatore della Banca Centrale nigeriana sosteneva che il contratto di punta dell’azienda prevedeva la gestione di un sistema che saccheggiava miliardi di dollari di entrate statali. Un certo numero di persone associate al contratto sono ora in fuga o accusate di riciclaggio di denaro sporco.
La stessa Seven Energy ha preso le distanze da quelli in fuga, dicendo che questi non hanno avuto alcun coinvolgimento nella gestione della società dal novembre 2011.

La Banca Mondiale insiste sul fatto che ha condotto una “due diligence completa” prima di investire. Ma, dato ciò che era noto all’epoca e ciò che è emerso da allora, avreste investito se aveste lavorato presso la Banca Mondiale e vi fosse stato affidato il compito di effettuare la due diligence? Che cosa ci dice l’investimento sulle procedure di due diligence della Banca? Sono conformi alle norme e ai regolamenti internazionali contro il riciclaggio di denaro sporco?

Allo stato attuale, l’agenzia per il settore privato della Banca, l’International Finance Corporation (IFC), è uno dei principali azionisti di una società che è inadempiente e che, secondo quanto sostenuto dalla Repubblica Federale della Nigeria, è in parte di proprietà di due sospetti criminali che avrebbero utilizzato Seven Energy come veicolo per il riciclaggio di fondi petroliferi rubati.

Dove quest’ultimo sviluppo colloca la Banca Mondiale è una questione per avvocati. Ma, da una prospettiva laica, non è certamente irragionevole concludere che, qualora le accuse fossero provate, la IFC potrebbe trovarsi accusata di aver tratto profitto dal riciclaggio di denaro e, quindi, di arricchimento illegale.

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