Intesa risponde agli investitori: nessuna intenzione di migliorare i suoi impegni su clima e ambiente

Pubblichiamo la riposta fornita da Intesa Sanpaolo a ReCommon e altri investitori che, il 28 Aprile, il giorno prima dell’Assemblea degli azionisti del gruppo tenutasi a porte chiuse, hanno inviato una lettera al management del gruppo esprimendo preoccupazione per il rilevante coinvolgimento della banca nel comparto dei combustibili fossili e sollecitando degli urgenti miglioramenti ai propri impegni su clima ed ambiente.

La risposta fornita da Intesa Sanpaolo agli investitori risulta deludente sotto diversi punti di vista. In primo luogo, il team ESG & Sostenibilità del gruppo, che ha inviato la risposta, non fornisce alcuna possibilità di approfondire i punti evidenziati nella lettera, troncando ogni potenzialità futura di interlocuzione con investitori rilevanti quali ACTIAM, top asset manager olandese con asset gestiti pari a 20 miliardi di euro e con un’importante quota azionaria in Intesa Sanpaolo.

Altrettanto non soddisfacente è il riscontro fornito dal gruppo in merito alle preoccupazioni riportate dagli investitori nella lettera e alle relative sollecitazioni di miglioramento degli impegni. 

foto©Shutterstock

Intesa Sanpaolo si limita a fare riferimento alle risposte alle domande pre-assembleari inviate dal gruppo a ReCommon, unico strumento rimasto a disposizione per chi intende svolgere azionariato critico nei confronti della banca. Ebbene, dalle risposte fornite alle domande pre-assembleari – in italiano, senza alcuno sforzo di riportarle in inglese per facilitare la comprensione della risposta agli investitori – Intesa non esprime alcuna intenzione di migliorare le propria policy sul clima rispetto alle principali domande esposte nella lettera.

Sul carbone, in merito alla richiesta di fissare una data di uscita da tutto il settore del carbone (estrazione e produzione di energia) il gruppo risponde come segue:

“Nell’ambito della strategia di contrasto al cambiamento climatico, Intesa Sanpaolo promuove strumenti di finanza sostenibile per il supporto alla transizione della propria clientela verso un modello economico a basse emissioni di carbonio; è previsto il totale phase‐out entro il 2025 dal settore dell’estrazione del carbone. Inoltre, nell’ambito del Piano Industriale 2022‐2025, è prevista una significativa riduzione delle emissioni relative nel settore del Power Generation.”

Viene quindi confermata l’eliminazione graduale dal carbone sul fronte minerario, ma nessuna intenzione di eliminare gradualmente anche il settore della produzione di energia a carbone, che, con la sua combustione, incide direttamente sull’atmosfera.

Ancora, sull’Artico, riguardo alla richiesta di interrompere il finanziamento a progetti sulla terraferma, settore dove Intesa Sanpaolo è molto esposta, la risposta è la seguente:

“Intesa Sanpaolo ha definito una specifica policy relativa settore oil&gas non convenzionale, che stabilisce esclusioni e limitazioni relative a tale ambito; il settore oil&gas nel suo complesso rientra fra quelli per cui il Gruppo ha definito specifici target di riduzione delle emissioni finanziate, allineati al Net Zero, per il 2030.”

Anche qui non emerge alcuna intenzione di migliorare l’attuale politica sull’oil&gas non convenzionale, come invece chiaramente indicato nel 2021 nelle risposte fornite a ReCommon sempre in occasione dell’Assemblea degli azionisti.

“In accordo con gli investitori che hanno sottoscritto la lettera, abbiamo deciso di pubblicare la risposta di Intesa Sanpaolo per evidenziare la scarsa disponibilità al confronto del gruppo e la completa assenza di intenzione di rivedere al rialzo i propri impegni sul clima e l’ambiente, partendo da quelli urgentemente richiesti dalla scienza climatica, come l’uscita totale dal settore del carbone entro il 2030”, commentano Daniela Finamore e Simone Ogno di ReCommon. “Con il nostro lavoro di campagna abbiamo più volte pubblicato dati che riportano l’ingente finanziamento della prima banca italiana all’industria fossile. Sollecitata in maniera formale ed autorevole da un gruppo di investitori, il gruppo bancario non ha mostrato alcuna volontà di voler ridurre tale esposizione, confermandosi la banca fossile numero 1 in Italia.”

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