Il libro del mese: “The Right to Nature. Social movements, environmental justice and neoliberal natures.”

[di Elena Gerebizza]

È possibile proteggere la natura e al tempo stesso perseverare con la diabolica agenda estrattivista, fatta di cemento, grandi opere, estrazione – e accumulazione – di ricchezza dalla natura, oltre che dagli altri ambiti della nostra vita?

La domanda non è retorica. Al contrario va al cuore delle contraddizioni di una visione del mondo in chiave economico-finanziaria secondo cui – preso atto dell’inarrestabilità del sistema capitalista e delle sue rigenerazioni – la cura della natura diventa un “problema” la cui soluzione viene demandata allo stesso mercato. L’attacco alla natura – e al clima – in altre parole, viene decontestualizzato, depoliticizzato e quindi tradotto in una questione di molecole di carbonio e formule matematiche per calcolare “il valore economico prodotto dai servizi per gli ecosistemi” forniti per esempio da un bosco o da una foresta pluviale, e per tradurli in valori universali e scambiabili, in modo che la devastazione ambientale di cui siamo testimoni possa continuare con una licenza sociale che la renda accettabile. 

Pubblicato nella collana Routledge, dedicata agli Studi delle politiche ambientali, The Right to Nature è una delle letture più interessanti per approfondire le contraddizioni del modello sviluppista e dei suoi tentativi di rigenerazione in chiave green e climate friendly.

Biodiversità, diritti umani, capitale naturale, grandi opere, repressione, lotte di classe sono alcune delle parole chiave che definiscono la cifra di un testo a cui hanno collaborato alcuni tra gli accademici e gli attivisti più critici di una lettura mercantilistica e finanziaria della natura.

Il libro esplora quindi non solo il dibattito critico sul mercato del carbonio, e i suoi successori – i più recenti mercati legati alla biodiversità e ai servizi della natura – ma anche i conflitti sociali, le violazioni dei diritti, e la necessità di ripoliticizzare un tema – quello del diritto alla natura – che sempre di più configura nuovi apartheid globali e nuovi ambiti di lotta di classe tra luoghi, popolazioni e ambiti sacrificabili e non. Temi questi di dovuta attualità in un contesto in cui la violenza sistemica di governi e multinazionali contro le comunità indigene e la natura non accenna ad attenuarsi.

Tra gli autori del libro, accanto a accademici e attivisti come Larry Lohmann, Les Levidov, e il movimento Save Skouries che da anni contrasta l’apertura di una miniera d’oro nel nord della grecia,  figura anche Re:Common, con un testo a firma collettiva intitolato Offsetting for whom?  che esplora i casi di due progetti minerari, in Madagascar e in Mongolia, in cui l’offsetting viene usato per giustificare l’espansione delle miniere a discapito dei diritti delle comunità locali, dell’ambiente e del clima.

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