[di Elena Gerebizza]
“A Copenhagen un autobus che viaggia con due minuti di ritardo trasmette la sua posizione e il numero di passeggeri alla rete semaforica municipale, che allunga la durata del semaforo verde in ciascuno dei tre incroci successivi in modo che l’autista recuperi un po’ di tempo. A Davao, nelle Filippine, una webcam non protetta inquadra il magazzino di un fast food, permettendo a chiunque sia dotato del suo indirizzo di tenere sott’occhio tutto ciò che entra o esce.”
È questa una delle descrizioni dell’internet delle cose fornita da Adam Greenfield nel suo “Tecnologie Radicali. Il progetto della vita quotidiana” edito da Einaudi e pubblicato nel 2017. Un libro non nuovissimo, passato completamente sottotraccia in un Paese, il nostro, che sembra rincorrere l’agenda delle nuove tecnologie per trovare una strada di ritrovata dignità nell’economia globale. Senza farsi troppe domande rispetto all’uso delle rispettive tecnologie, e a quale società dovrebbero contribuire a costruire.
Smartphones, algoritmi, realtà aumentata, criptovalute, automazione, blockchain. Sono tutte tecnologie radicali, secondo Greenfield, nel senso di tecnologie capaci di trasformare in maniera radicale il quotidiano della nostra vita, ben al di là di quanto possiamo rendercene conto utilizzandole. Le informazioni che abbiamo riguardano spesso alcuni aspetti di ciascuna di queste, ma molto poco le dimensioni di protezione e sicurezza, e ancora meno le derivazioni del loro utilizzo combinato e su scala globale.
Con una maestria e una semplicità impagabili, Greenfield accompagna il lettore in un viaggio di conoscenza degli aspetti meno noti di ciascuna di queste tecnologie, esplorando da un lato il loro potenziale, e dall’altro puntando il dito sugli aspetti critici di ciascuna e sulle frontiere di cambiamento a cui la loro implementazione sta portando.
Considerato tra i principali pensatori di tecnologie disegnate e centrate sugli esseri umani, Greenfield ha nel suo curriculum posizioni apicali in compagnie come Nokia e Razorfish, una delle più note società di consulenza internet a livello globale. Con molti altri ha partecipato allo sviluppo di tecnologie con obiettivi ambiziosi di orizzontalità e accessibilità, riconoscendo molto presto i limiti di diversi progetti, come quello della criptovaluta, nel momento in cui venivano calati nel mondo reale e nelle sue strutture di potere. Limiti che hanno a che fare in molti casi con i limiti stessi del pianeta e con assunzioni radicate in un mondo fondato sui combustibili fossili e su relazioni di potere organizzate per resistere a ogni cambiamento sostenibile della società. Ha senso parlare di Bitcoin se non siamo speculatori finanziari che considerano “l’atmosfera come un immenso dissipatore e il clima globale come la più grande esternalità di tutti i tempi”? È possibile parlarne senza tenere conto dei costi termodinamici legati alla potenza di calcolo aggregata del consenso distribuito su cui si basa? Ha senso parlare di blockchain come tecnologia centrale per la riorganizzazione della logistica e dei trasporti a livello planetario, se l’orizzonte di breve e medio termine deve essere proprio quello di abbandonare l’utilizzo di combustibili fossili da un lato, ma anche di affrontare temi come quello della redistribuzione delle risorse incentrata su maggiore equità su scala globale?
Che il vostro orizzonte sia quello della rivoluzione teconologica o quello di una meno ambiziosa comprensione del quotidiano, Tecnologie Radicali è un libro da leggere.