[di Filippo Taglieri]
“Gli abitanti della Val di Susa hanno perso il conto dei ministri e capi di governo che si sono succeduti nei decenni, monotoni e uniformi, a dichiarare che l’opera va fatta e si farà. Una carrellata di questi innumerevoli, montata in un filmato, sarebbe esilarante. Loro hanno trasformato l’opera in operetta. Ce n’era uno, trascurabile come tutti gli altri, che intensificò la militarizzazione della Valle e rivolgendosi alla lotta di resistenza disse: ‘Si mettano l’anima in pace’. L’anima l’hanno tenuta sveglia, il corpo un poco intralciato nei movimenti da un’occupazione militare di tipo coloniale. L’anima della Valle di Susa non è di tipo mistico, impalpabile. È la tenuta della loro unanimità, che fa di molte anime una sola”.
Rivivere la storia del megaprogetto TAV Torino-Lione fa sempre un certo effetto. “Perché No Tav”, AAVV, editore PaperFirst, ci offre la possibilità di ripercorrere sia le evoluzioni del progetto sia le fluttuazioni delle varie narrative propinateci negli anni lasciandoci ogni volta basiti. Ma soprattutto quest’opera ci fornisce un’immagine molto nitida del modo di “fare affari” nel nostro Paese. Ovvero questo terribile progetto, che sta devastando una delle valli più belle d’Italia descrive alla perfezione gli interessi e il modus operandi di quello che Marco Revelli nel libro etichetta come il “partito degli affari”. Il TAV è la prima grande opera che ha visto unite la presunta destra e la presunta sinistra nostrane, per anni concentrate nel fare pressione sull’opinione pubblica affinché il progetto vedesse la luce.
Con i suoi 11 capitoli scritti da altrettanti autori, Perché No Tav rappresenta bene la coralità e l’eterogeneità dei singoli cittadini e cittadine, dei gruppi, degli intellettuali e degli esponenti del mondo accademico che si oppongono all’opera, e ha inoltre il pregio di pubblicare integralmente la famigerata analisi costi-benefici del collegamento Torino-Lione.
Una chiave di lettura che dà un’immagine sistemica della macchina della propaganda, calata ad hoc su questo progetto, ce la offre Revelli elencando gli elementi che definisce come “gli indicatori di crisi della ragione”: coazione a mentire, la concezione perversa del progresso, l’assolutizzazione del modello economico vigente e del modello TINA (There Is No Alternative).
Ogni autore di questi contributi partecipa con la sua peculiarità, con l’approccio che viene dalla sua specializzazione e dalla sua sensibilità. Un contributo collettivo teso a smontare una delle narrative più tossiche degli ultimi decenni. Per sostenere questo progetto, infatti, abbiamo assistito a una enorme “creazione” di fake news, spesso generate da organismi istituzionali o tecnici. Una continua esaltazione del dato non verificato propinato a ogni pié sospinto all’opinione pubblica.
Questo libro può quindi essere un utile strumento non solo per capire i motivi di una lotta territoriale nota in tutto il mondo, ma anche per acquisire informazioni reali su una vicenda così importante e seguita nel nostro Paese.