[di Luca Manes]
La Basilicata è la fotografia perfetta dell’estrattivismo italiano. Non solo perché dalla viscere del suo sottosuolo le multinazionali petrolifere – il campione nazionale Eni in primis – estraggono oro nero e gas in abbondanza, ma anche per come sono sfruttati, e spesso violentati, i territori a causa di tutto il corollario di nefandezze che quelle attività portano con sé. Questo ultimo aspetto ce lo racconta con una mole impressionante di dati, fatti ed evidenze fotografiche il giornalista e attivista Giorgio Santoriello nel suo Colonia Basilicata, cronache di un ambientalista pericoloso, edito dall’associazione Cova Contro, fondata dallo stesso Santoriello.
Nel volume non si fanno sconti alle diverse categorie di attori coinvolti in una vicenda ormai ultra-decennale: dai petrolieri alle istituzioni pubbliche, ai giornalisti alle autorità giudiziarie, sono in tanti a finire sul banco degli imputati e a essere indicati come responsabili del male che sta fiaccando giorno dopo giorno una regione ricca di bellezze naturalistiche, splendidi borghi e di terre un tempo fertilissime. Lo sfruttamento petrolifero ha inquinato, e parecchio, le menti. Così, come racconta Santoriello, la classe imprenditoriale non si è fatta scrupoli a puntare forte sul business dei rifiuti, in buona parte legati all’estrazione del petrolio. Così, alle discariche “legali” ma spesso controverse, si aggiungono quelle “illegittime”, sparse un po’ ovunque. Tante piccole terre dei fuochi, che possono spuntar fuori nei posti più improbabili. Nel libro si documenta come sotto la stessa cosiddetta “pista Mattei”, sita nei pressi di Ferrandina e usata per far atterrare i velivoli su cui viaggiava il fondatore dell’Eni, siano custodite schifezze di ogni risma.
Leggendo Colonia Basilicata si rischia di perdere il conto delle bonifiche da fare, ma che sembrano “osteggiate” dalle autorità preposte ai controlli, segnatamente ARPAB ed affini. Altra annosa questione, quella dei controlli. A Potenza sono in corso processi in cui sono coinvolti esponenti di enti pubblici che avrebbero “scordato” di compiere il loro dovere. E così anche l’invaso creato dalla diga del Pertusillo, che fornisce acqua a mezzo Sud Italia, sembra essere a fortissimo rischio, causa prossimità con il Centro Olio Val d’Agri a Viggiano. Le analisi eseguite a proprie spese da Santoriello e pochi altri coraggiosi dipingono un quadro sconcertante della situazione, ma nulla si muove. Perché nessuno deve disturbare i colonizzatori.