I ricchi affari di Eni in Egitto

L’Egitto è il singolo Paese nel quale si trova il volume maggiore delle riserve di gas di Eni, oltre il 20% del totale. La produzione della principale multinazionale energetica italiana, partecipata dallo Stato, rappresenta il 60% del totale nazionale egiziano, per un totale di 15 miliardi di metri cubi l’anno. Il cane a sei zampe ha incamerato ben 5,2 miliardi di euro di utili netti negli ultimi cinque anni, che pesano per circa un terzo sugli utili complessivi della divisione Esplorazione e Produzione (E&P) del gruppo.

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La campagna d'Egitto
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Solo inizialmente l’Eni ha fatto sentire la sua voce in merito alla barbara uccisione di Giulio Regeni, per poi tornare senza troppe remore al business as usual, in quel momento rappresentato dalla scoperta dell’ingente giacimento di Zohr, che si stima possa custodire a 850 miliardi di metri cubi di gas. Ma il punto di svolta delle relazioni tra l’Eni e il governo egiziano si era già avuto nei primi mesi dell’avvento al potere di al-Sisi. In quel momento la società italiana era tra le più esposte alla crisi egiziana, con crediti scaduti di circa un miliardo. Nel marzo del 2015 l’accordo siglato tra le due parti ha previsto nuovi investimenti da parte di Eni per 5 miliardi di dollari in cambio di termini contrattuali molto favorevoli, tra cui il raddoppio del prezzo a cui l’Egitto acquista il gas dal cane a sei zampe e numerose licenze su tutto il territorio nazionale. Di lì a poco l’Eni scoprirà il già citato Eldorado del gas di di Zohr e nel giro di qualche anno i debiti contratti dallo Stato egiziano risulteranno azzerati.

Tanto per farsi un’idea, già nel 2016 gli investimenti dell’azienda in Egitto erano saliti fino a 2,2 miliardi di euro.

illustrazione ©Gabriel Vigorito/ReCommon

E per capire quanto fosse finito nel dimenticatoio il caso Regeni basta leggere la Relazione Finanziaria di quell’anno, in cui vi è un paragrafo sui rischi connessi ai progetti in Egitto, nel quale però la società non fa alcuna menzione della drammatica vicenda, e afferma invece che “la situazione [nel Paese, ndr.] sta evolvendo verso una certa stabilità”. Pochi mesi prima, un rapporto di Amnesty International stimava in oltre 60mila i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri egiziane, e una media di oltre tre sparizioni forzate al giorno.

Ormai gli affari in Egitto procedono a gonfie vele, e la società continua a investire pesantemente nel Paese. Al 2021, gli investimenti complessivi arrivano a toccare quota 11 miliardi di euro. A questi si aggiungono altri 2,4 miliardi, che finiscono nelle casse del regime sotto forma di imposte, royalties, e bonus.

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