[di Elena Gerebizza]
Secondo l’agenzia di stampa dell’Azerbaigian Azertac, nel 2016 il fondo sovrano azero (SOFAZ) investirà 1,82 miliardi di manat (circa 1 miliardo di euro) nel Corridoio Sud del Gas (a questo link la notizia).
Attraverso la compagnia di stato SOCAR, infatti, l’Azerbaigian detiene delle quote in ciascuna delle componenti dei 3.500 chilometri di gasdotto tra l’Azerbaigian e l’Italia. Il fondo raccoglie le entrate derivate dai proventi di petrolio e gas ed è di fatto il veicolo principale attraverso cui il governo prevede di finanziare la parte di equity del progetto, per permettere così l’avvio dei lavori previsto verso la metà del 2016.
Sul SOFAZ pende però la spada di damocle del cambio flessibile del manat, deciso dal governo a dicembre. La valuta azera sta attualmente perdendo valore in maniera significativa, tanto che ultimamente si è quasi dimezzata. Nel 2016 il fondo prevede di investire circa 51,3 miliardi di manat (a questo link la notizia) ovvero 28,8 miliardi di euro al cambio attuale.
Nell’ottobre 2015, prima del passaggio al cambio flessibile, Reuters riportava una perdita del fondo del 6,38 percento dall’inizio dell’anno, con una riduzione del suo valore a 34.7 miliardi di dollari (link alla Reuters)
Anche l’investimento nel Corridoio sud del gas, e quindi nella parte di gasdotto che dovrebbe arrivare in Italia, il Trans Adriatic Pipeline (TAP), ne potrebbe risentire. Non si sa ad oggi quale quota degli 1,82 miliardi di manat sia destinata al TAP, né quali altre fonti di finanziamento siano previste. Il costo complessivo del gasdotto è stimato in circa 45 miliardi di dollari.
Il consorzio costruttore del TAP, la Trans Adriatic Pipeline AG, registrato a Baar in Svizzera, ha chiesto un finanziamento di 2 miliardi di euro alla Banca europea degli investimenti (BEI), su cui pende la decisione dell’istituzione finanziaria dell’Unione europea con sede in Lussemburgo. Secondo indiscrezioni, il governo turco e quello azero starebbero negoziando un altro prestito da 1 miliardo di euro con la stessa BEI (e diverse altre istituzioni finanziarie internazionali, tra cui la Banca mondiale) per il TANAP, la tratta turca del gasdotto. Due prestiti significativi (quello al TAP sarebbe quello più grande mai concesso dalla Bei), ma comunque ben lontani dal garantire le risorse per finanziare il progetto. E se è vero che nel 2016 il prezzo del petrolio continuerà a scendere, il corridoio sud del gas rischia di passare alla storia non per i suoi paventati benefici, ma per i danni alle finanze pubbliche e private che potrebbe causare.
Guarda il webdoc sul Corridoio Sud del gas: