Generali, Greenpeace e Re:Common: «Continuando ad assicurare il carbone, il gruppo triestino sta venendo meno alle sue stesse regole»

Azione di Greenpeace davanti alla sede di Generali. AGM 2019. Foto ©Greenpeace

ROMA, 30/04/2020 – In occasione dell’Assemblea degli azionisti di Generali prevista per questa mattina, Re:Common e Greenpeace denunciano come il gruppo assicurativo stia violando la sua stessa policy relativa al settore del carbone.

Anziché tutelare i milioni di persone che, in Italia e in Europa diventano suoi clienti per proteggere anche la propria salute, Generali continua ad assicurare il carbone, ovvero il più inquinante tra i combustibili fossili, causa di importanti impatti sanitari sulle persone e dai devastanti effetti sul clima del Pianeta.

Nel 2018, la compagnia triestina si era impegnata ad abbandonare definitamente il comparto carbonifero, ma i dati dimostrano come non abbia mantenuto la sua parola. Generali rimane infatti strettamente legata ad alcune tra le società del carbone più inquinanti in Europa, in particolare in Polonia e Repubblica Ceca. Tra queste ci sono PGE e CEZ, le cui centrali e miniere si stima causino oltre 1.800 morti premature in Europa ogni anno e un costo sanitario annuo pari a 5,3 miliardi di euro.

Generali ha reso noto che queste società rappresentano delle semplici eccezioni alla sua policy, la cui incidenza non supera lo 0,1 per cento del totale dei premi del segmento Danni raccolti dalla compagnia assicurativa, per un totale di 20 milioni di euro. Evidentemente per un gruppo della portata del Leone di Trieste, è più importante non rinunciare a questi introiti limitati rispetto al suo volume di affari, anziché tutelare decine di migliaia di persone che ogni anno in Europa si ammalano a causa di malattie legate all’inquinamento.

Preoccupa inoltre che Generali stia assicurando una delle controllate del Gruppo EPH, compagnia ceca che negli ultimi anni ha rilevato centrali e miniere a carbone in tutta Europa con il solo obiettivo di mantenerle in vita il più a lungo possibile. EPH è anche proprietaria della centrale a carbone di Fiume Santo, in Sardegna, una delle principali cause di inquinamento nel nord dell’isola (guarda il video su Fiume Santo).

«Nel 2013 le maggiori compagnie assicurative identificavano nel rischio di una pandemia la più grave minaccia per l’umanità. Eppure non hanno agito con la forza necessaria per proteggere la società da questa crisi», dichiara Alessandro Runci di Re:Common. «Non possiamo permettere che lo stesso accada con la crisi climatica, Generali deve agire ora prima che sia troppo tardi».

La scienza ci dice che per evitare le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici, tutte le centrali a carbone in Europa dovranno essere chiuse entro il 2030. Lo scorso settembre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un monito affinché nessuna nuova centrale e miniera a carbone venga più costruita nel continente europeo. Assicurando società come PGE, Generali dimostra di non prendere sul serio gli allarmi degli scienziati, o finge di non farlo pur di non rinunciare al business-as-usual.

«Da ormai troppo tempo Generali continua a giocare su quelle che chiama eccezioni alla sua strategia sul cambiamento climatico. Eppure l’emergenza climatica in corso ormai non permette più deroghe», dichiara Luca Iacoboni, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Generali dimostri una volta per tutte se intende abbandonare il carbone e stare dalla parte dei cittadini, o se preferisce continuare ad avere i propri profitti come priorità».

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