
Le miniere sono diventate un enorme veicolo di contagio del Covid-19 in varie parti del mondo. Lo riferisce il quotidiano britannico Guardian, citando un rapporto sottoscritto da 330 organizzazioni della società civile globale che quantifica in 4mila i minatori infetti in 18 paesi.
Le cifre più preoccupanti arrivano dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Polonia dove, come riporta il Fatto Quotidiano, sono risultate positive 676 persone, tra i dipendenti delle miniere di carbone in Slesia e i loro famigliari. Considerate nel comparto delle attività “essenziali”, le miniere sono sempre rimaste in attività, senza mai chiudere nemmeno nelle settimane di lockdown.
Vista la situazione epidemiologica, però, adesso le autorità locali hanno deciso di interrompere il lavoro delle dodici miniere della regione a sud del Paese per tre settimane. In Polonia circa l’80 per cento del mix energetico è incentrato sul carbone e val la pena ricordare che, nonostante i vari progressi fatti negli ultimi anni in termini di policy ambientali, Generali continua ad assicurare la PGE. Ovvero la principale società energetica del Paese, ma soprattutto la seconda più inquinante in Europa dopo la tedesca RWE.
Per questa ragione Re:Common e Greenpeace proseguono la loro campagna sul colosso delle assicurazioni che, come detto, ha già portato dei buoni frutti, sperando che quanto prima Generali esca del tutto dal settore carbonifero. Re:Common ha potuto verificare in maniera diretta gli impatti dell’attività estrattiva in Polonia grazie a varie missioni sul campo, anche in Slesia, che abbiamo raccontato in questo video.
Sul “fronte” dell’America Settentrionale, preoccupano molto le conseguenze anche sulle comunità indigene che spesso si trovano a vivere nei pressi delle miniere, in particolare nella provincia dell’Alberta, già devastata a causa dal business delle sabbie bituminose e dove di recente l’annacquamento delle regole e dei controlli proprio sull’attività estrattive ha scatenato una ridda di polemiche.