ReCommon lancia la campagna #bastafavole, per smascherare la falsa narrazione degli attori italiani che bloccano il cambiamento nel nostro Paese e nel mondo. E quando ci riferiamo al Recovery Fund, alle soluzioni per la crisi climatica, alla politica energetica italiana e agli interessi geopolitici la multinazionale più importante e più dispensatrice di favole secondo noi rimane l’Eni.
Eni è partecipata per un terzo dallo Stato, il suo peso nelle dinamiche di potere del Paese è immenso quanto a volte profondamente occulto. È una sorta di “Stato Parallelo”, per riprendere il titolo di un libro di successo dei giornalisti Andrea Greco e Giuseppe Oddo. Inoltre la multinazionale è stata protagonista di numerose inchieste giudiziarie che ruotano intorno alla corruzione e al malaffare.
La sua comunicazione all’insegna del greenwashing è onnipresente, grazie ai suoi ingenti investimenti. Ma gli spot e gli slogan lanciati su giornali, televisioni e social network nascondono solo una vuota retorica su una transizione energetica che l’Eni non ha nessuna intenzione di portare avanti.
Per esempio Il cosiddetto piano di decarbonizzazione annunciato da Eni è incentrato su un controverso strumento denominato offsetting (compensazione), che di fatto consente al cane a sei zampe di continuare a generare emissioni da combustibili fossili, in ragione della promessa da parte della società di compensare le proprie emissioni attraverso progetti forestali come i REDD+.
Il nostro obiettivo non è riformare l’ENI, che riteniamo un’impresa impossibile, quanto quello di arginare il potere del “lupo cattivo”, dando voce alle comunità e ai territori che subiscono gli impatti delle sue attività e vogliono davvero cambiare.