Basilicata, ENI vuole il depuratore della discordia

Un mini-depuratore per “accogliere” i circa 1.700 metri cubi di acque derivanti dall’estrazione del petrolio dovrebbe essere realizzato a pochi metri dal Centro olio di Eni in Val d’Agri, presso la contrada la Vigne del comune di Viaggiano. Attualmente tali rifiuti per due terzi vengono re-iniettati nel sottosuolo attraverso il pozzo Costa Molina 2 e per il resto caricati su autobotti e spediti in vari impianti di depurazione, come quello di Tecnoparco a Pisticci. 

La Regione Basilicata a guida centro-destra sembra molto convinta di dare il nulla osta a Eni per la costruzione di un impianto che la società petrolifera ambisce ad approntare da anni, nonostante le forti perplessità delle associazioni e dei comitati locali.

Impianto Eni di Viggiano, foto Luca Manes/ReCommon, marzo 2018.

L’Osservatorio Popolare per la Val d’Agri, Libera (coordinamento Basilicata e presidio val D’Agri), Laboratorio per Viggiano e Mediterraneo NoTriv hanno sottoscritto una richiesta inviata al sindaco di Viggiano Amedeo Cicala e all’intero Consiglio Comunale per la convocazione urgente di un consiglio comunale aperto e interamente dedicato al progetto per lo smaltimento delle acque di scarto. 

Le associazioni firmatarie chiedono che vengano spiegate pubblicamente e con la possibilità di un confronto diretto le decisioni dell’Amministrazione Comunale di Viggiano in merito all’approvazione di tale progetto e relative motivazioni. Il timore, infatti, è che, nonostante le rassicurazioni di Eni, tali acque possano “finire” nel vicino bacino artificiale del Pertusillo. L’invaso garantisce la fornitura idrica alla Basilicata e alla Puglia.

Ricordiamo, invece, che sempre in Basilicata, per la precisione a Potenza, il prossimo 13 febbraio riprenderà il processo penale relativo all’incidente del 2017, quando dal Centro olio di Viggiano fuoriuscirono 400 tonnellate di petrolio. Sul banco degli imputati tre ex dirigenti di Eni.

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