Assicurazioni Generali: serve un freno all’espansione del settore petrolio e gas

A un anno dall’ultimo aggiornamento della strategia del gruppo sul cambiamento climatico, Assicurazioni Generali pubblica importanti novità in merito ai propri impegni sul clima, in particolare sul settore petrolio e gas. Ci sono rilevanti progressi sulle attività più impattanti ma permangono, tuttavia, alcune lacune e scappatoie che indeboliscono gli impegni avanzati nella nuova policy.

Foto di Felipe Restrepo Acosta, licenza CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons

Per quanto riguarda gli investimenti del gruppo nel settore petrolio e gas, che al 1° gennaio 2022 ammontano complessivamente a 386 milioni di dollari[1], Generali estende la propria politica di esclusione a gran parte delle attività di esplorazione e produzione (upstream) di petrolio e gas non convenzionali, migliorando così gli impegni precedenti che prevedevano una progressiva riduzione finanziaria solo nel settore delle sabbie bituminose. Con questa novità, il gruppo di Trieste si impegna a non investire anche in attività di fracking, tra i metodi di estrazione più dannosi e pericolosi per l’uomo e l’ambiente, e in società attive nell’upstream petrolio e gas dall’Artico. Tra le esclusioni vengono confermate anche quelle relative alle società di trasporto via oleodotto (midstream), sebbene limitate esclusivamente alle sabbie bituminose e legate a una lista di “oleodotti controversi”, di cui il testo della policy non fornisce alcuna indicazione ulteriore in merito.

Per quanto riguarda invece i prodotti assicurativi, il gruppo di Trieste conferma l’impegno di non assicurare società legate ad attività di esplorazione e produzione di petrolio e gas, sia per le attività convenzionali che non convenzionali, con l’eccezione di pacchetti assicurativi per società in cui meno del 10% delle coperture offerte sono legate ad asset di petrolio e gas. Si tratta di una politica assicurativa che già in passato attori della società civile avevano riconosciuto tra le migliori in comparazione con gli impegni per il clima presi dalle maggiori compagnie assicurative a livello mondiale. Tuttavia, sono presenti delle importanti lacune che indeboliscono l’ambizione di questo impegno. In primo luogo, nel settore midstream, Generali non include l’Artico e quindi dà il via libera alla potenziale copertura assicurativa di attività di trasporto petrolio e gas in uno dei territori maggiormente minacciati dal surriscaldamento globale. In secondo luogo, le restrizioni relative ai pacchetti assicurativi restano limitate agli asset e non riguardano le società che li detengono e gestiscono.[2]

“Assicurazioni Generali dovrebbe innanzitutto allineare le proprie attività di investimento con quelle del ramo assicurativo, prevedendo anche per le prime degli impegni che vadano oltre il settore non convenzionale” ha commentato Daniela Finamore, campaigner Finanza e Clima di ReCommon. “Inoltre è arrivato il momento per il gruppo di Trieste di essere più ambizioso ed impegnarsi a interrompere la copertura assicurativa a quelle compagnie che, dietro finti piani di greenwashing in nome della transizione ecologica, continuano ad avere piani di espansione nel settore petrolio e gas” ha concluso la Finamore.


[1]I dati, aggiornati al 01.01.2022, sono stati elaborati da ReCommon sulla base della ricerca finanziaria condotta da Profundo B.V (http://www.profundo.nl/). Per “settore petrolio e gas” si fa riferimento alle compagnie elencate nella Global Oil&Gas Exit List https://gogel.org

[2]Pur riferendosi infatti a “clienti legati ad attività di esplorazione e produzione di petrolio e gas sia convenzionali che non convenzionali”, un’apposita nota a piè di pagina specifica che “Le restrizioni si applicano ai soli asset oil & gas e riguardano anche la riassicurazione facoltativa nonché i trattati di riassicurazione della Capogruppo per le Società controllate del Gruppo.

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