Affari pericolosi: l’esposizione finanziaria di UniCredit all’industria fossile russa

Dal giorno in cui l’UE ha annunciato il primo pacchetto di sanzioni nei confronti della Federazione Russa a causa degli sviluppi della guerra in Ucraina, il clima sull’andamento dei mercati si è fatto incandescente. Le banche maggiormente esposte finanziariamente all’economia russa hanno assistito a violente cadute nelle quotazioni sui mercati azionari. In Italia, il tracollo principale è sicuramente di UniCredit, secondo gruppo bancario italiano e tra i primi 40 gruppi bancari a livello mondiale. Dal giorno in cui è iniziato l’attacco della Russia all’Ucraina, Unicredit ha perso fino ad oggi circa il 38% del suo valore ed il titolo nella giornata di ieri – 7 marzo 2022 – è arrivato a toccare un minimo di 7,752 euro. 

Palazzo Unicredit, Milano, foto di jean louis mazieres, flickr, CC BY-NC-SA 2.0

Una notizia che non stupisce. Secondo dati riportati da Reuters, l’esposizione dei prestiti di UniCredit verso il business russo ammonta a 14 miliardi di euro. Anche senza investimenti e il peso politico di Intesa Sanpaolo in Russia, la ‘banca italiana di Mosca’, stiamo parlando di una cifra da far tremare i polsi. Dal 2016 al 2020, il gruppo di Piazza Gae Aulenti ha concesso più di 1 miliardo di dollari all’industria fossile russa, di cui circa la metà – 572 milioni di dollari – a Gazprom, principale società energetica russa controllata dallo Stato. Finanziamenti che vanno appunto a petrolio e gas, settore che alimenta l’offensiva militare in corso in Ucraina. L’interesse nei confronti del business dei combustibili fossili in Russia è un affare talmente rilevante per Unicredit da ricevere una specifica eccezione all’interno della nuova policy sul clima del gruppo.

Facciamo un passo indietro. Lo scorso 27 gennaio, UniCredit aggiorna la propria strategia ESG (Environment, Social and Governance), nello specifico prevedendo dei nuovi impegni in termini di interruzione ai finanziamenti al settore del carbone, del petrolio e del gas.

Oltre agli impegni insufficienti e compromessi al ribasso presi nel settore del carbone, in ambito oil&gas i pochi impegni presi vengono subito annullati da enormi eccezioni. 

UniCredit si impegna infatti a interrompere ogni finanziamento per progetti volti a esplorare nuove riserve di petrolio e che ne espandono l’attuale produzione. Il gruppo si impegna anche ad interrompere ogni finanziamento a progetti del settore oil&gas nella Regione Artica, ecosistema tra i più fragili e messo a rischio dalla caccia di nuove riserve di petrolio e gas. Tuttavia, le eccezioni previste nella policy prevedono che il gruppo possa continuare a finanziare due società russe che svolgono un ruolo strategico nel rifornimento di gas ed energia per il mercato europeo. Il rischio – oramai quasi scontato – è che si tratti di Gazprom e Novatek, società la cui estrazione nella Regione Artica costituisce rispettivamente il 74% e l’84% della produzione totale, e che in occasione del Forum Economico di San Pietroburgo (SPIEF) dello scorso Giugno hanno annunciato la creazione di una joint venture volta a promuovere l’esplorazione e lo sviluppo di giacimenti di petrolio e gas nella Regione Artica. 

Forse proprio l’interesse di UniCredit verso il business russo è stato uno dei temi dell’incontro tenuto il 26 Gennaio, proprio il giorno prima dell’uscita della policy sul clima, tra il presidente Vladimir Putin e la delegazione imprenditoriale della Camera di Commercio Italo-Russa (CCIR), guidata da Antonio Fallico (Intesa Sanpaolo) e Vincenzo Trani (CCIR). Un incontro che ha visto Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, tra i partecipanti di spicco del mondo finanziario. 

Il business dell’industria fossile russa è stato dunque fortemente tutelato e sostenuto dal gruppo, ed è stato appositamente tenuto fuori dai nuovi impegni per il clima. Nuovi impegni che sono passati quasi inosservati sui media mainstream, dato che il gruppo non ne ha dato pubblicità sui propri canali istituzionali. Orcel preferisce mantenere il silenzio anche sulle notizie burrascose relative all’andamento di UniCredit sui mercati. Tutto tace da Piazza Gae Aulenti ma, nel frattempo, in vista dell’imminente Assemblea dei soci di Unicredit dell’8 Aprile, gli azionisti a cui erano stati promessi importanti dividendi cominciano a preoccuparsi che sia un castello di carta. Per di più macchiato di atrocità. 

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