[di Luca Manes]
Alla vigilia del suo secondo compleanno, due nuovi rapporti svelano come banche e investitori istituzionali stiano mettendo seriamente a rischio l’Accordo di Parigi. I dati contenuti negli studi svelano come, fra il gennaio del 2014 e il settembre del 2017, i grandi istituti di credito globali abbiano garantito ben 630 miliardi di dollari per finanziare 120 centrali a carbone (due terzi delle opere in fase di costruzione, per un totale di 550mila megawatt di produzione energetica).
Le più “attive” sono le banche cinesi e giapponesi, con quest’ultime a guidare la classifica delle più munifiche (Mizuho Financial e Mitsubishi UFJ Financial con rispettivamente 11,5 miliardi di dollari e 10,2 miliardi di dollari).
Mentre un numero crescente di banche occidentali ha adottato politiche per limitare il finanziamento diretto dei progetti legati allo sfruttamento del carbone, non si ferma il loro sostegno alle imprese che costruiscono centrali che bruciano proprio la polvere nera. Quasi la metà dei 20 maggiori finanziatori di centrali a carbone sono le banche occidentali, come ING, Citi, Société Générale, HSBC e Deutsche Bank. HSBC ha annunciato durante il recente vertice sul clima delle Nazioni Unite tenutosi a Bonn (Germani) che continuerà a prestare denaro per impianti a carbone nei paesi del Sud del mondo, dove è prevista la realizzazione del 90% delle nuove centrali che impiegheranno il più inquinante dei combustibili fossili.
Anche gli investitori istituzionali (oltre 1.400) hanno fatto “la loro parte” in relazione allo “sviluppo” del comparto carbonifero, con una cifra che si aggira sui 120 miliardi di dollari.
Re:Common ha fornito il suo contributo per la stesura di Banks vs. the Paris Agreement e di Investors vs. the Paris Agreement, realizzati insieme a BankTrack, Urgewald, Friends of the Earth France e Rainforest Action Network in occasione del Climate Finance Day a Parigi.
“La nostra ricerca ha esaminato i portafogli di fondi pensione, compagnie assicurative, fondi comuni di investimento, gestori patrimoniali, fondi sovrani e entità di gestione patrimoniale delle banche commerciali. La disponibilità dei dati, tuttavia, si è rivelata un problema, poiché molti fondi pensione non riportano le loro posizioni. I 139,6 miliardi di dollari di investimenti istituzionali che abbiamo identificato nei confronti dei costruttori di centrali a carbone sono probabilmente solo la punta dell’iceberg” ha spiegato Heffa Schuecking, della Ong tedesca Urgewald.
Il più grande investitore del mondo nel comparto delle centrali a carbone è il gigante statunitense BlackRock, che detiene in queste società azioni e obbligazioni per 11,5 miliardi di dollari. Segue il Fondo pensioni del governo giapponese, con investimenti di 7 miliardi di dollari, e lo statunitense Vanguard, che detiene investimenti per 5,7 miliardi di dollari.
Nel complesso, gli investitori statunitensi rappresentano il 37% degli investimenti istituzionali. Seguono gli quelli europei e giapponesi (13% ciascuno), i malesi (9%), i cinesi (7%) e gli indiani (6%).