Processo farsa, la giornalista azera Khadija Ismayilova condannata a sette anni e mezzo di reclusione

Khadija Ismayilova

La giornalista investigativa azera Khadija Ismayilova è stata condannata a sette anni e mezzo di reclusione. La sentenza è stata emessa questa mattina da una corte di Baku, che ha ritenuto l’esponente di Radio Free Europe colpevole di appropriazione indebita ed evasione fiscale. La Ismayilova è stata assolta dall’accusa di incitamento al suicidio del suo ex ragazzo. Quest’ultimo aveva ritrattato tutto nel corso del processo, dichiarando di “aver eseguito la denuncia in uno stato di forte pressione”.

Secondo quanto dichiarato dalla madre di Khadija, Almira, al sito www.occrp.org, al momento del verdetto la giornalista avrebbe reagito ridendo. Un gesto simbolico contro un processo che da più parti è stato definito una gigantesca farsa, come nel caso di numerosi altri procedimenti contro attivisti e oppositori del governo guidato da Ilham Aliyev.

Nel corso di questi ultimi mesi, riferisce ancora OCCRP, diversi giornalisti indipendenti che tentavano di raccontare quanto accadeva durante le udienze sono stati oggetto di lanci di pietre fuori dal tribunale, nel quale non sono potuti entrare.

Anche a vari osservatori internazionali è stato impedito l’ingresso in aula. Solo la madre della Ismayilova e una manciata di diplomatici hanno potuto assistere ad alcune udienze.

Nelle ultime fasi dibattimentali una mozione dagli avvocati di Ismayilova di estendere la fase probatoria del processo è stata respinta dal giudice, mentre il procuratore ha accusato la Ismayilova di cercare deliberatamente di ritardare il processo.

Da parte sua, la giornalista si è lamentata di aver avuto poco tempo per conferire con i suoi avvocati per le questioni riguardanti la sua difesa. Ma la sua protesta non ha avuto alcun effetto.

In passato la Ismayilova aveva ampiamente trattato nei suoi articoli della corruzione nelle alte sfere del governo azero, soffermandosi in particolare sulle “relazioni pericolose” della famiglia del presidente Ilham Aliyev e della sua cerchia di “amici”.

Val la pena ricordare che proprio con l’Azerbaigian alla guida del Consiglio d’Europa, il 2014 è stato l’anno in cui si è compiuto l’attacco finale al giornalismo indipendente nel paese, con l’arresto della Ismaylova e la chiusura di Radio Free Europe, ultimo media indipendente rimasto.

free khadija - www.occrp.org

Nonostante questo la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca di sviluppo asiatica hanno approvato a luglio un prestito di 500 milioni di dollari per l’avvio dei lavori di costruzione del Corridoio Sud del Gas. Prestito agevolato che è servito da volano per raccogliere i finanziamenti di una cordata di altre istituzioni finanziarie – per un totale di un miliardo di dollari. Parte della cordata sono il ramo londinese di Bank of China; ING Bank N.V; Société Générale; e il ramo austriaco di Unicredit (Unicredit Bank Austria AG). Il costo complessivo del mega gasdotto è stimato in 47 miliardi di dollari.

Anche la Banca europea degli investimenti si sta muovendo per finanziare il ramo finale del gasdotto, che dovrebbe collegare la Turchia a Grecia, Albania e Italia: il Trans Adriatic Pipeline (TAP). A dispetto delle controversie aperte sulla forzata autorizzazione del progetto da parte del governo Renzi ( e le indagini della magistratura), la BEI starebbe valutando un prestito di due miliardi di euro al progetto.

Parliamo di soldi dei contribuenti europei. Soldi nostri, soldi che parlano di affari, ma non di giustizia né di diritti.

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