La banca Mondiale pronta a finanziare il Corridoio Sud del Gas. In barba alle sue linee guida

[di Luca Manes]

Il TANAP (Trans-Anatolian Gas Pipeline) è il tratto turco del mastodontico Corridoio Sud del Gas, che da Baku, in Azerbaigian, viaggia per 3.500 chilometri fino alle coste del Salento. Martedì 20 dicembre quest’opera, già in fase di realizzazione, potrebbe ricevere un regalo di Natale anticipato dalla Banca mondiale, che deciderà se staccare o meno un assegno da 1,4 miliardi di dollari (destinati ad aziende turche e azere coinvolte nel progetto).

Oltre 20 organizzazioni della società civile internazionale, tra cui Re:Common, hanno scritto alla Banca mondiale per segnalare tutte le loro preoccupazioni su questo finanziamento. In primis perché la situazione in Turchia è ancora drammaticamente complessa. Vige ancora la legge marziale, e gli arresti di giornalisti, attivisti ed esponenti politici continuano a essere all’ordine del giorno. Ma non solo, anche altri questioni, stando al dettato di alcune delle più importanti linee guide della World Bank, dovevano essere prese in debita considerazione dall’istituzione con sede a Washington. Purtroppo nella fase di valutazione preliminare per il prestito non sembra proprio che questo sia stato l’approccio dei funzionari della Banca.

Per esempio, secondo la normativa turca non c’è l’obbligo di un piano integrato di rilocazione dei soggetti sfollati, i cui diritti sono molto limitati anche in relazione alla procedura di consultazione. Fattori che confliggono con le regole della World Bank e il diritto internazionale.

In Azerbaigian le cose non vanno certo meglio, come ha raccontato nei giorni scorsi l’ospite di Re:Common Rasul Jafarov, uno dei più importanti attivisti azeri, liberato pochi mesi fa dopo un anno e otto mesi trascorso in prigione sulla base di accuse inventate. Nel Paese del Caucaso attualmente sono detenuti 119 prigionieri politici e il deficit democratico è in preoccupante crescita.

Eppure i banchieri di Washington potrebbero riporre nel cassetto questo infinito cahier de doléances per dare il loro sostegno economico e politico a uno dei progetti energetici più importanti e contestati del Pianeta. E chissà che a breve la Banca europea per gli investimenti (BEI), la Banca europea per la ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) possano fare altrettanto. In ballo ci sono tre miliardi di euro dalla BEI più altri 1,5 dalla BERS e 600 milioni di dollari della AIIB, che per la verità già il 21 dicembre potrebbe dare il suo nullo osta.

Nel video, una parte dell’intervento di Rasul Jafarov durante l’incontro “Il caso Azerbaigian” che si è tenuto il 1 dicembre 2016 alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana a Roma.

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