Il 3 e il 4 giugno prossimi, presso lo Zoo di Londra si terrà la conferenza internazionale sul controverso tema del biodiversity offsetting, ovvero i progetti di compensazione per la biodiversità. Varie organizzazioni della società civile globale, tra cui anche Re:Common, hanno scritto alla direzione del giardino zoologico sito a Regent’s Park per chiedere di non sponsorizzare e non ospitare l’evento, poiché il meccanismo di cui si dovrebbe discutere in quei giorni nella capitale inglese avrebbe ben poco a che fare con la protezione dell’ambiente e delle specie animali, ma sarebbe invece l’ennesimo strumento prodotto dal mercato per finanziarizzare le risorse naturali.
Think tank e organizzazioni internazionali sono infatti dell’idea che il biodiversity offsetting non funzioni, in quanto è inefficace in quella che dovrebbe essere la sua principale missione: la tutela degli ecosistemi. Si connota più come una forma sofisticata ed evoluta di greenwashing.
L’idea alla base del meccanismo è di “compensare”, ricreare altrove la distruzione dell’ambiente che avviene in un determinato posto. Molto meglio sarebbe invece evitare subito i danni inferti alla biodiversità. Le alternative al biodiversity offsetting ci sono e devono partire dal non voler dare per forza un valore di mercato alle risorse naturali, partendo quindi da un approccio completamente inverso, sostengono le realtà della società civile.