2. Il Nord è ricco, il Sud è povero

mappa del mondo upside down
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Terzo mondo, Paesi poveri, meno avanzati, sottosviluppati, arretrati, in via di sviluppo. Il lessico delle differenze globali fra “Nord” e “Sud”, fra paesi cosiddetti occidentali e resto del mondo ha uno strumentario di parole molto ricco.

Tutte accumunate da una caratteristica: l’utilizzo di un criterio geografico per descrivere il divario di ricchezza materiale e di sviluppo economico. Certo, la gran parte delle ricchezze globali continua ad avere domicilio in Nord America e in Europa o a dormire ancora sonni tranquilli in qualche paradiso fiscale.

E già qua si affaccia un problema: le Isole Cayman sono nel Nord o nel Sud del Mondo? Ma non serve un approfondito studio della geografia per stabilire che “Nord” e “Sud” del mondo sono categorie ormai inadeguate a descrivere gli squilibri mondiali. Anche se allarghiamo il Nord ai Paesi a forte crescita, ad iniziare da quelli del Bric (Brasile, Russia, India e Cina), il confronto non regge più.

La polarizzazione radicale della ricchezza, caratterizzata peraltro da un alto dinamismo, si gioca oggi all’interno di ogni Paese, riguarda il tessuto sociale ed economico di ogni regione, mette sullo stesso piano super ricchi di ogni angolo del Pianeta, detentori di grandi patrimoni e padroni di interi settori economici, e una crescente massa di impoveriti, coloro cioè che all’interno di ogni Paese vivono una condizione di crescente depauperizzazione in termini di ricchezza materiale, reddito, opportunità, benessere inteso in senso più ampio.

I “benestanti” sono ancora concentrati, se guardiamo alla ricchezza prendendo a riferimento reddito e beni a disposizione, nei Paesi europei e nordamericani, ma è in atto un processo di riallocazione dei grandi patrimoni che non ha confini. È la polarizzazione della ricchezza su scala globale il criterio più adeguato a descrivere le diseguaglianze globali, ecco alcune chiavi di lettura.

1. I milionari aumentano soprattutto al “Sud”
Secondo il Credit Suisse Global Wealth Report, uno degli strumenti più completi e approfonditi di misurazione della ricchezza globale, dal 2011 al 2012 i Paesi che hanno visto crescere di più il numero dei milionari (adulti che hanno una ricchezza superiore al milione di dollari) sono Stati Uniti, Giappone, ma sebbene in misura minore anche Perù, Cile, Marocco, Colombia, Filippine, Tailandia, Emirati Arabi e Hong Kong. Dall’altra parte sono soprattutto europei i Paesi che hanno perso il maggior numero di milionari: Italia, Francia, Germania, Danimarca, Australia, Svezia, Canada, Brasile, Taiwan Spagna.

2. L’Europa perde ricchezza
Dal 2011 al 2012 la ricchezza globale è diminuita del 5,2% assestandosi a 223 mila miliardi di dollari. Della perdita complessiva di ricchezza di 12,3 mila miliardi di dollari, l’Europa è la maggior responsabile con 10,9 mila miliardi “bruciati” (88,6%) -su cui però influisce in maniera determinante il consistente deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. L’area dell’Asia e del Pacifico, escluse India e Cina, è responsabile di una perdita netta di ricchezza di 1,3 mila miliardi di dollari. Nel mondo circa 29 milioni di persone hanno a disposizione una ricchezza superiore al milione di dollari: sono l’1% e controllano il 40% di quella globale. I soggetti con patrimoni netti superiori a 50 milioni di dollari sono circa 84.500 di cui il 47% risiede in nordamerica, il 26% in Europa e un 15% nei paesi di Asia-Pacifico, il 5,6% in Cina.

3. Una piramide sempre più iniqua
Per misurare la distribuzione della ricchezza globale ci serve una piramide che aumenta ogni anno in altezza. Sempre secondo il Credit Suisse Global Wealth Report a fronte dei 29 milioni di super ricchi, ammontano a quasi 3,2 miliardi coloro che hanno meno di 10.000 dollari all’anno. In mezzo ci sono due fasce di classi medie il cui numero di persone diminuisce all’aumento della ricchezza presa in considerazione. La mobilità interna alla piramide è soprattutto dovuta alle classi emergenti dei paesi prima conosciuti come “poveri” che vivono un maggiore dinamismo economico e possibilità di accrescere il proprio livello di ricchezza grazie alla crescita dell’economia, alle trasformazioni industriali e dei consumi. Se si osserva la piramide con un criterio geografico, si osserva che sono sempre i Paesi europei e del Nord America a popolare le fasce più alte, mentre alcune aree geografiche, come l’Africa e l’India arrivano quasi al 100% di presenza nella zona “bassa”. Questo fatto è però dovuto alla grande concentrazione di popolazione in alcuni Paesi che hanno contemporaneamente anche una grande polarizzazione della ricchezza.

4. Gini non ha confini
Il “Sud” quindi aumenta al “Nord” e il “SuperNord” aumenta al “Sud”. Il coefficiente di Gini, il misuratore della disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza (il valore 0 corrisponde alla pura equidistribuzione, il valore 1 significherebbe tutto in mano ad una sola persona) ha andamenti regionali molto diversi fra loro. Ha ancora valori piuttosto bassi (fra 0,25 e 0,34 in Europa, decrescendo se si guarda ai paesi scandinavi) mentre è piuttosto alto (fra 0,45 e 0,49) in Cina e negli Stati Uniti. La maggior diseguaglianza, secondo questo indicatorie, risiede in Sudafrica (0,6) e in Brasile (oltre lo 0,5).

5. La fame bussa al Nord
Secondo l’ultimo rapporto sullo “Stato dell’Insicurezza Alimentare nel mondo”, se si guarda alla distribuzione regionale, in Asia il numero delle persone che soffrono la fame negli ultimi vent’anni è diminuito di quasi il 30%, passando da 739 milioni a 563 milioni. Questo considerando anche l’aumento demografico consistente avuto nella regione. Gli stessi passi avanti sono stati fatti in America Latina e nei Caraibi, mentre in Africa il numero delle persone che soffrono la fame è cresciuto di circa 20 milioni negli ultimi 4 anni, passando da 175 milioni a 239. Ma anche nei paesi che la Fao definisce “sviluppati” è in aumento la sottonutrizione: dai 13 milioni di individui rilevati nel biennio 2004-06 si è passati a 16 milioni nel 2010-12, invertendo una tendenza costante al ribasso registrata negli anni precedenti.

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