Tira una brutta aria in Val d’Agri

Source International e Re:Common lanciano oggi il loro rapporto congiunto sulla qualità dell’aria della Val d’Agri, in prossimità del Centro Olio gestito dal gigante petrolifero italiano Eni.

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Indagine ambientale - qualità dell'aria in Val d'Agri
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In base al campionamento effettuato lo scorso agosto, dei valori rilevati hanno mostrato alcune criticità. Dall’indagine sui composti organici volatili totali (COVT) sono infatti emerse alte concentrazioni, oltre i 250 μg/m³ come media giornaliera, nella stazione posta a circa 500 metri sottovento rispetto al Centro Olio. Valori che possono essere paragonati a quelli del centro di Pechino e Nuova Delhi, tra le città più inquinate del pianeta. In aggiunta, i dati delle misurazioni puntuali dei COVT intorno al Centro Olio confermano un gradiente di concentrazione che aumenta in prossimità dell’impianto. Situazione analoga per l’idrogeno solforato che, nonostante le basse concentrazioni misurate, inferiori al valore di soglia olfattivo, hanno evidenziato come le concentrazioni crescano sottovento rispetto al Centro Olio e all’area industriale.

Lo studio ha analizzato la qualità dell’aria nel territorio di Viggiano, e in misura minore, di Grumento Nova, focalizzandosi nell’area residenziale contrada Le Vignee l’area industriale circostante il Centro Olio, dove lavorano circa 3500 tra tecnici e operai.

Il rapporto è stato realizzato per rispondere alla costante preoccupazione di cittadini e associazioni sui rischi ambientali legati all’esposizione umana alle diverse sostanze emesse dalle differenti attività dal Centro Olio della Val d’Agri e relativa zona industriale, nei comuni di Viggiano e Grumento Nova.

“L’esposizione ai composti organici volatili totali è causa di una vasta gamma di effetti che vanno dal disagio sensoriale fino a gravi alterazioni dello stato di salute, oltre a essere associata all’occorrenza di malattie acute e croniche dell’apparato respiratorio e circolatorio, a patologie a carico del fegato e del sistema nervoso e al cancro”, hanno affermato Flaviano Bianchini e Laura Grassi di Source International.

Malgrado la loro pericolosità, la regolamentazione delle loro emissioni e della loro concentrazione nell’aria è in ritardo e non esistono normative né a livello internazionale né a livello nazionale.

“Alla luce del lavoro condotto insieme a Source International, riteniamo imprescindibile che il monitoraggio dell’area della Val d’Agri sia condotto in maniera più puntuale e costante da parte sia dell’ARPAB che della FARBAS”, ha dichiarato Luca Manes di Re:Common.

Nel rapporto di Source International, si ribadisce come anche l’ARPAB debba fornire una costante comunicazione dei risultati delle diverse campagne di valutazione ambientale sul territorio e un più un facile e snello accesso pubblico a tali dati. La tipologia di campionamento passivo utilizzato per l’idrogeno solforato è una delle possibili opzioni di screening di qualità dell’aria. Considerando che le concentrazioni misurate sono maggiori lungo il perimetro del COVA e nelle aree residenziali delle Vigne, e tenendo conto dei rischi legati all’esposizione cronica a tali sostanze potenzialmente dannose per la salute umana, è fondamentale un monitoraggio giornaliero con strumentazione near-reference (centraline fisse) che possano restituire valori medi orari e giornalieri in prossimità dei siti riportati.

Inoltre implementare il monitoraggio dei COVT temporalmente e spazialmente è indispensabile per mappare l’areale di impatto del COVA e stabilire quali siano le sorgenti emissive predominanti. Le acquisizioni di video e/o immagini delle torce possono aiutare nell’interpretazione dei dati di qualità dell’aria ma si consiglia utilizzo di termocamere per studi futuri ubicate molto vicino al polo industriale.

Spiega Giorgio Santoriello, dell’associazione COVA Contro che “I dati raccolti da Source International e Re:Common confermano che i controlli sono in premeditato ritardo rispetto agli impatti previsti da letteratura. La Regione Basilicata e Arpab si rifiutano di regolamentare i COVT, idem gli idrocarburi non metanici, e parallelamente non esiste un piano di medicina ambientale. Nonostante le risultanze positive della VIS del CNR di Pisa di fatto i monitoraggi sanitari sono stati sospesi in Val d’Agri e neanche avviati nelle altre zone petrolizzate della Basilicata. Analogamente non esistono biomonitoraggi sulla catena alimentare locale ed i comuni valligiani non impiegano un solo euro in controlli ambientali e sanitari terzi. Occorre proseguire il monitoraggio di Source International e Recommon soprattutto alla luce della mancanza di un piano regionale di tutela dell’aria nonché alle ulteriori mire espansionistiche di Eni in zona”.

Per Camilla Nigro dell’Osservatorio Popolare Val’Agri “I composti organici volatili costituiscono una classe molto ampia di sostanze organiche che include anche gli idrocarburi non metanici (NMHC), nonché i composti responsabili delle molestie odorigene. Gli NMHC sono inquinanti tipici dell’industria petrolifera, normati a livello nazionale fino al 2010 ed oggi non più normati, ma che intorno al COVA raggiungono valori molto elevati (anche superiori a 20 volte il vecchio limite di legge). Più volte come associazioni abbiamo proposto invano che la regione Basilicata introducesse dei limiti anche per questi inquinanti (come ha fatto la Regione Sicilia) proponendo modifiche ed integrazioni alla DGR n.1640 del 30 novembre 2012 ‘Norme tecniche ed azioni per la tutela della qualità dell’aria nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova’. Ma giacché questi composti non sono normati…non se ne possono neanche superare i limiti e quindi ogni ‘Nonincidente’ si conclude con un ‘Tutto a posto!’ Continuiamo a riproporre l’introduzione dei limiti con forza anche in questi giorni in cui in commissione ambiente della regione Basilicata si sta discutendo la proposta di legge sulle molestie odorigene ed in cui abbiamo chiesto di essere ascoltati in audizione assieme al prof. Gianluigi de Gennaro, uno dei massimi esperti nazionali ed internazionali sul tema. Il problema delle molestie odorigene infatti è sempre di grande attualità ormai da trentacinque anni intorno al COVA ed il timore è che si possa procedere ad una legge che, non prendendo in considerazione le ultime tecniche di rilevazione di tali molestie, consenta agli Enti pubblici di continuare con il loro ‘Tutto a posto!’”

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