Il 19 novembre 2013 Re:Common ha partecipato a un’audizione organizzata alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati nell’ambito della ratifica dell’accordo internazionale tra Italia, Grecia e Albania per la costruzione del gasdotto Trans Adriatico (TAP), su proposta del Movimento 5 Stelle.
La presentazione di Re:Common ha esplicitato i rischi economici e finanziari del gasdotto TAP, un progetto che di fatto rappresenta solo una parte del Corridoio sud del gas, strettamente interconnesso e interdipendente alle altre parti del Corridoio, tutte in via di definizione e in assenza di una valutazione complessiva non solo degli impatti sociali e ambientali, ma anche dei costi e benefici e di un piano di investimento complessivo.
Un gasdotto che rientra tra i “progetti di priorità comunitaria” e che quindi potrebbe candidarsi al finanziamento tramite i nuovi meccanismi europei Europe 2020 Project Bond e Project Bond Credit Enhancement, esponendo i cittadini italiani al rischio di un debito futuro come nel caso del progetto Castor in Spagna (vedi articolo “La bolla del gas”) oltre che facilitando l’espansione dei mercati finanziari proprio grazie alla costruzione di queste nuove grandi opere “di priorità europea”. Vedi presentazione completa di Re:Common, scaricabile qui
Lo stesso giorno sono stati ascoltati il prof. Borri, che ha coordinato il contro-rapporto sulla VIA presentato dal Comune di Melendugno, e l’ing. De Giorgi che ha coordinato il contro-rapporto presentato dal Comitato NO TAP. Dalle due presentazioni è emersa l’entità del danno sull’ambiente terreste e marino causato dal progetto, ambientale ma anche economico, culturale e sociale, che da solo basterebbe a giustificare il rifiuto del progetto da parte degli abitanti del comune di Melendugno e dei comuni limitrofi. Ma sono emersi anche preoccupanti elementi di inaccuratezza da parte del consorzio TAP, che non avrebbe presentato uno studio del suolo, centrale per definire il percorso del gasdotto e per mettere in sicurezza un’opera che dovrebbe posarsi a 900 metri di profondità nello stretto di Otranto, emergendo sulle coste albanesi in un territorio ad alta sismicità. Dai documenti presentati dal consorzio TAP, il gasdotto arriverebbe inoltre in un punto morto della rete del gas italiana: ovvero mancherebbero oltre 40 chilometri di tubi tra il punto di arrivo del TAP e la rete italiana del gas, che non è chiaro chi dovrebbe costruire e con quali risorse, e che renderebbe inutile l’intero Corridoio sud del gas…
Come realizzare quindi una VIA su un progetto non completo? E oltre a questo, se il consorzio Shah Deniz e la Commissione europea presentano il “Corridoio sud del gas” come un unico grande progetto, addirittura tra i più grandi progetti energetici al mondo, perchè allora non si realizza una VIA complessiva dell’intero corridoio, come previsto dalla normativa comunitaria? E siamo sicuri che questo progetto serva davvero “per la strategia energetica europea”? E che si realizzi senza alcuna forma di finanziamento pubblico, e quindi senza generare debito in Italia e negli altri paesi coinvolti? O servirà piuttosto a facilitare l’espansione dei mercati finanziari attraverso grandi opere come una nuova classe di asset in cui investire? Queste solo alcune delle domande emerse nel corso della discussione e di cui il Parlamento dovrebbe tenere conto prima di procedere alla ratifica dell’accordo.
Guarda il video dell’audizione di Re:Common