A cura di Elena Gerebizza e Filippo Taglieri
È dalla crisi del gas tra Russia e Ucraina nel 2008 che l’Unione Europea parla di diversificazione, intendendo con questo che voleva ridurre la dipendenza dalle importazioni del gas russo. Questa narrazione ha giustificato la costruzione di nuovi gasdotti e terminal LNG in Italia e in Europa, finanziati e garantiti con miliardi di euro delle casse pubbliche. Il tutto con un risultato a dire poco fallimentare. Invece che diminuire, la dipendenza dal gas russo in questi anni è aumentata. Nel caso dell’Italia in dieci anni è passata dal 27% a circa il 40% a inizio 2022. Intanto la pressione (e gli interessi) delle corporation energetiche italiane ha fatto sì che il gas rimanesse il pilastro del sistema energetico italiano. Un assunto che non è stato scalfito né dalla crisi climatica né da quella economica scoppiata nel post-pandemia: ora, anche con i prezzi alle stelle e un conflitto brutale in corso, il governo italiano continua a perseguire la strada del gas.
L’Italia è uno dei paesi con la maggiore capacità di stoccaggio di gas in Europa: i depositi sono controllati dalla Stogit, a sua volta controllata da Snam Spa. Ha anche una capacità di importazione installata che permetterebbe di prendere molto più gas di quello che utilizziamo. Questo emerge anche guardando alla capacità dei gasdotti installati e dei terminal LNG nel nostro paese, per lo più sotto-utilizzati. In altre parole, non sono le infrastrutture a mancarci, al contrario. Anche il problema della dipendenza dal gas russo è un falso problema: come dimostrato dai dati del think-thank belga Bruegel, ripresi da Bloomberg, l’Ue può trovare delle alternative anche a breve termine. La stessa Ue in una comunicazione di qualche giorno fa dal nome evocativo, RePower EU, lo riconosce, proponendo però la ricetta sbagliata: sostituire la Russia con altri fornitori, rilanciando la costruzione di nuovi rigassificatori, le importazioni di gas liquefatto da fornitori d’oltremare, l’idrogeno e il biogas.
Ma davvero la strada del gas a ogni costo è l’unica da battere? Forse no, soprattutto se il costo – economico, ma anche ambientale, sociale e climatico – di questa scelta verrebbe scaricato sui cittadini e sulle fasce più vulnerabili della popolazione.
Il che ci riporta però al vero problema, quello di cui il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani non parla, ovvero la dipendenza della nostra economia e del nostro sistema energetico dal gas. Un problema, questo, che ci riguarda da vicino proprio perché le politiche energetiche italiane hanno puntato tutto su questo combustibile fossile, anche per la “transizione” e il rilancio dell’economia dopo la crisi sanitaria ed economica degli ultimi anni.
Come uscirne? Sicuramente riducendo i consumi, ma anche rivedendo le politiche di incentivi orientate sino ad oggi ad aumentare la potenza installata di centrali a gas per la produzione di energia elettrica, tramite il meccanismo del capacity payment, e l’investimento in nuovi gasdotti e terminal GNL con meccanismi di ricavo remunerato a favore dei gestori delle infrastrutture. Oggi che la vulnerabilità del nostro sistema energetico è più che evidente, è il momento di bloccare la costruzione di nuove centrali a gas, i nuovi gasdotti e rigassificatori, e rivedere completamente i meccanismi di incentivi al gas. Al di là delle belle parole per il rilancio delle rinnovabili, ad oggi non sembra che questa predilezione per il gas sia davvero messa in discussione.
Secondo il ministro Cingolani, intervistato la settimana scorsa dal TG1, la strategia di diversificazione italiana punterà molto proprio sul gas liquefatto: peccato che sia estremamente vincolato al mercato, alla disponibilità e alla volatilità dei prezzi. Inoltre il gas liquido di provenienza statunitense viene estratto tramite il fracking con conseguenza ambientali, sociali e climatiche importanti. Quello proveniente da altri paesi – come la Nigeria o il Mozambico – è già macchiato del sangue dei conflitti sociali generati proprio dalla presenza di questa risorsa e degli interessi multipli collegati alla sua estrazione da parte di corporation come Eni, Shell, Total e gruppi di potere locali. Gli altri paesi fornitori, più vicini a noi, sono Algeria, Egitto, Qatar, Azerbaigian, forse Libia, e Israele. Paesi che figurano in fondo alla lista per rispetto dei diritti democratici e delle libertà civili, a cui il nostro governo (e molte aziende) sono fin troppo legati, di fatto alimentando regimi o interferendo nei processi democratici interni a questi paesi. Con i distinguo del caso, ma proprio come avvenuto negli ultimi decenni con la Russia. Sempre in nome del gas.
È davvero questa la strada che vogliamo percorrere? Cambiare il dittatore con cui facciamo accordi per le forniture di gas non basta. Chiudiamo le importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia subito, ma chiudiamo anche con la dipendenza dalle fossili il prima possibile. È l’unica strada per evitare il collasso climatico e per evitare di trovarci tra pochi anni in un nuovo conflitto con al centro il gas insanguinato da cui siamo rimasti dipendenti.
1 – Gasdotto Transitgas (Svizzera – Italia)
Punto di entrata: Passo Gries
Lunghezza: 293 km
Capacità: circa 18 miliardi di m3 di gas all’anno (di cui circa 2,5 miliardi di metri cubi sono destinati al mercato svizzero)
Provenienza del gas: Paesi Bassi, Norvegia
2 – Gasdotto Transmed (Algeria-Tunisia-Italia)
Punto di entrata: Mazara del Vallo
Lunghezza: 1200km
Capacità: 33,5 miliardi di metri cubi all’anno
Provenienza del gas: Algeria
- Gasdotto TMPC: Mazara del Vallo- Cap Bon (Tunisia)
- Gasdotto Trans-Tunisino TTPC: Cap Bon (Tunisia) – Feriana
- Gasdotto Enrico Mattei GEM: pozzi di produzione di Hassi R’mel nel deserto algerino – Oued Safsaf al confine con la Tunisia
TMPC+ TTPC = South Med Pipeline System
3 – Corridoio Meridionale del gas (Azerbaigian-Georgia-Turchia-Grecia-Albania-Italia)
Punto di entrata: Melendugno
Lunghezza: 3500 km
Capacità: 10 miliardi di metri cubi all’anno (espandibile a 20)
Provenienza del gas: Azerbaigian
- Gasdotto Interconnessione TAP: Melendugno (LE) – Mesagne (BR)
- Gasdotto TAP: Kipoi (Grecia) – Melendugno (Italia)
- Gasdotto TANAP: Türkgözü (Turchia) – Ipsala (Turchia)
- Gasdotto TANAP Interconnection: confine Georgia- Turchia
- Gasdotto SCPX – South Caucasus Gas Pipeline Expansion (Sangachal terminal, Baku – Akhaltsikhe (Georgia )
4 – Gasdotto Greenstream (Libia-Italia)
Punto di entrata: Gela
Lunghezza: 520 km
Capacità: 8 miliardi di metri cubi
Provenienza del gas: Libia
- Mellitah (Libia, 80km da Tripoli) – Gela (Italia)
5 – Gasdotto TAG – Trans Austria Gas (Austria- Italia)
Punto di entrata: Tarvisio
Lunghezza: 380 km
Capacità: 47 miliardi di metri cubi
Provenienza del gas: Russia
- Gasdotto TAG: Baumgarten and del March – Arnoldstein
6 – Gasdotto Interconnessione (Italia – Slovenia- Ungheria) in costruzione
Punto di entrata: Gorizia
Lunghezza: 191 km
Capacità: 1,2 miliardi di metri cubi all’anno
Provenienza del gas: Russia (al momento collegato al TAG via gasdotto SOL – Süd – Ost – Leitung) collegato al TAG)
7 – OLT- Offshore LNG Toscana
Capacità: 3,75 miliardi di metri cubi all’anno
Provenienza del gas: USA, Algeria, Egitto, Norvegia, Nigeria, Trinidad, Camerun, Guinea
8 – Adriatic LNG
Capacità: 8 miliardi di metri cubi all’anno
Provenienza del gas: Qatar, Egitto, Trinidad e Tobago, Guinea Equatoriale, Norvegia, Nigeria, USA e Angola
9 – Panigaglia LNG
Capacità: 3,5 miliardi di metri cubi all’anno
Provenienza del gas: Algeria
FONTI
Principale:
https://www.entsog.eu/sites/default/files/2022-01/ENTSOG_GIE_SYSDEV_2020-2021.pdf
1 – https://www.transitgas.ch/en/company/
2 – https://www.hydrocarbons-technology.com/projects/trans-med-pipeline/
https://www.gem.wiki/Trans-Mediterranean_Gas_Pipeline
3 – https://www.tap-ag.it/informazioni-su-tap/la-visione-di-insieme/il-corridoio-meridionale-del-gas
4 – https://www.greenstreambv.com/en/company.html
5 – https://www.taggmbh.at/en/transmission-system/tag-pipline-system/
6 – https://www.taggmbh.at/en/transmission-system/tag-pipline-system/
https://www.gem.wiki/Hungary-Slovenia-Italy_Interconnector_Gas_Pipeline
7 – https://www.oltoffshore.it/
8 – https://www.adriaticlng.it
9 – https://www.snam.it/it/chi-siamo/infrastrutture-snam/rigassificazione/