ENI non ha rivelato la reale portata delle emissioni di gas climalteranti in Mozambico, lo rivela il nuovo rapporto di ReCommon “Fiamme Nascoste”

Roma, 26 marzo 2025 – ReCommon lancia oggi il rapporto “Fiamme Nascoste” sugli impatti sul clima dell’impianto di ENI Coral South FLNG al largo delle coste mozambicane. Dall’analisi dei dati pubblici e delle immagini satellitari esaminati dall’associazione e dai suoi consulenti, si può evincere che l’impianto per l’estrazione e liquefazione di gas del cane a sei zampe è stato protagonista di numerosi fenomeni di flaring dall’inizio della sua attività nel 2022, non adeguatamente riportati dall’azienda petrolifera. Il flaring consiste nella pratica di bruciare in torcia il gas in eccesso estratto insieme ad altri idrocarburi, che ha impatti rilevanti sul clima, l’ambiente e – in prossimità di centri abitati – sulle persone.

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FIAMME NASCOSTE
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Solo fra giugno e dicembre 2022, le operazioni di flaring avrebbero comportato lo spreco di 435.000 metri cubi di gas, equivalente a circa il 40% del fabbisogno annuo del Mozambico. Ma gli episodi si sono ripetuti anche in numerose altre giornate negli anni successivi.

Per esempio il 13 gennaio 2024, quando, secondo le stime di ReCommon basate su dati NASA, per ogni ora di flaring avvenuto in quella giornata ENI avrebbe mandato in fumo tanto gas quanto una famiglia media italiana consuma in 8 anni e mezzo.

Eppure la multinazionale italiana ha assicurato su documenti pubblici che «gli investimenti sono stati compiuti garantendo la piena compliance con gli standard della International Finance Corporation (IFC) e gli Equatorial Principles (sic)». Tuttavia, la “piena compliance” ostentata da ENI si traduce in emissioni totali di Coral South FLNG sottostimate di ben sette volte. Nello studio d’impatto ambientale, che ha dato poca rilevanza al flaring, le emissioni complessive della piattaforma erano state valutate come “trascurabili”, stimate a soli 150.000 tonnellate di CO2e all’anno.

Partendo però dai dati della Banca Mondiale, solo quelle associate al flaring avvenuto fra giugno e dicembre 2022 ammontano a 1.098.188 tCO2e. Considerato che le emissioni totali del Mozambico per il 2022 sono state di 10.028.180 tCO2e, in sei mesi le sole emissioni da flaring della piattaforma hanno rappresentato l’11,2% delle emissioni annuali del Mozambico, in crescita dell’11,68% rispetto al 2021.

In generale, le emissioni totali associate all’intera catena del valore di Coral South FLNG e del progetto gemello Coral North FLNG non ancora realizzato e per cui ENI si accinge a trovare capitali sul mercato – durante i previsti 25 anni di operatività sarebbero pari a 1 miliardo di tonnellate di CO2e, cioè più di tre volte le emissioni dell’Italia nel solo 2023.

In occasione dell’assemblea degli azionisti di ENI del 2024, a una domanda posta da ReCommon su possibili episodi di flaring relativi a Coral South FLNG, la società aveva così risposto: «Sono stati limitati alla fase di collaudo iniziale e agli sporadici casi di riavvio dell’impianto».

Un’affermazione in netta contraddizione rispetto a quanto rilevato a settembre 2023 da GALP, l’omologa portoghese di ENI, che all’epoca deteneva una quota azionaria del progetto Coral South.

In un documento redatto per Climate Disclosure Project (CDP), organizzazione con base nel Regno Unito e tra le voci internazionali più accreditate in materia di rendicontazione degli impatti ambientali e sociali  anche nel mondo corporate, GALP riporta l’impatto sull’ambiente delle proprie operazioni usando toni diversi da quelli di ENI: «La fase di messa in servizio di Coral FLNG, in Mozambico, ha comportato flaring intenso con conseguente aumento temporaneo delle emissioni di livello 1 durante il secondo semestre del 2022». Ovvero il lasso di tempo già menzionato quale uno dei più caratterizati dal fenomeno del flaring.

«La principale multinazionale italiana si appresta a bussare alla porta di finanziatori pubblici e privati per la realizzazione di Coral North FLNG, con gli italiani SACE e Intesa Sanpaolo in prima fila, a cui si aggiungono KEXIM e K-Sure in Corea del Sud. Ci chiediamo come queste istituzioni, dopo aver finanziato Coral South FLNG a seguito di una scarsa due diligence ambientale, possano fare altrettanto con il progetto gemello Coral North FLNG noncuranti anche degli impatti associati al flaring»,ha dichiarato Simone Ogno di ReCommon.

«Il tanto declamato “fiore all’occhiello” della cooperazione tra Italia e Mozambico non è mai stato tale: ENI ha provato a dissimulare le difficoltà operative e sottostimato gli effetti del flaring di Coral South FLNG, un progetto che non porta alcuna sicurezza energetica né all’Italia né tanto meno al Mozambico. In un paese in cui violenze sistemiche e impatti ambientali sono legati anche alle attività dell’industria estrattiva, il contributo di ENI arriva in larga parte sotto forma di emissioni climalteranti. Uno scenario che rischia di deteriorarsi con il nuovo progetto Coral North FLNG», ha aggiunto Eva Pastorelli di ReCommon.

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