
Si è chiusa lo scorso 26 ottobre a Savona l’udienza preliminare del processo relativo agli impatti ambientali della centrale a carbone di Vado Ligure, di proprietà della Tirreno Power. Il giudice dell’udienza preliminare dovrà ora decidere se 27 tra amministratori e dirigenti aziendali dovranno subire un giudizio per l’accusa di disastro colposo.
L’impianto, che sorge a pochi chilometri da Savona, è stato oggetto per anni delle proteste della comunità locale a causa dei grandissimi impatti sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Nel 2014 è stato messo sotto sequestro, per poi essere definitivamente chiuso dall’azienda per la parte a carbone in quanto Tirreno Power si rifiutò di adempiere alle prescrizioni del gip Fiorenza Giorgi che chiedeva – mentre procedevano gli accertamenti giudiziari – di utilizzare le migliori tecnologie disponibili per ridurre l’inquinamento e per misurarlo, a cominciare dal posizionamento delle centraline di rilevazione delle emissioni in cima alle ciminiere e non alla loro base. Un’ordinanza contro la quale Tirreno Power, pur protestando sugli organi di informazione, non fece mai ricorso. L’azienda contemporaneamente rinunciò al progetto di rifacimento completo della centrale secondo logiche più moderne e meno inquinanti, malgrado il benestare di Regione e governi.
Sei associazioni ambientaliste, Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana, hanno chiesto di costituirsi parte civile.